la raccolta
Siamo ancora con tutti e due i piedi dentro la più eccezionale raccolta di olive che la mia memoria conservi. Bisogna pensare che sono una cinquantina d'anni che sto in mezzo agli olivi, anche se i primi tempi ero una ragazzina interessata non alle piante, ma a tutte le questioni che le tempeste di ormoni dell'età portano in primo piano. Ma poi presto gli olivi argentei, forti, resistenti, poetici, entrarono fra i miei interessi e dentro di me e non ne uscirono più. Degli anni di quell'altro oliveto in quell'altro posto ricordo molte cose, ma è da quando siamo qui che facciamo da soli tutti i lavori che l'oliveto richiede. Sono tanti lavori, si gira intorno alle piante un pò tutto l'anno. Questa volta avevamo visto che c'erano le olive e qualcuno mi chiedeva "ce le avete?" io dicevo "sì, forse", perchè è esperienza comune che finchè l'olio non è nello ziro, o nei più moderni contenitori di acciaio, non si può dire come è andata.
E anche stavolta è così, e io non dico niente, anche se già abbiamo fatto un pò di olio ottimo e colto moltissimo, ma restano ancora tante piante da passare e il tempo peggiora...un bilancio lo farò alla fine. Abbiamo fatto la raccolta in due, Mauro e io. E' un lavoro del corpo e dell'anima e a molti non posso spiegarlo, né posso pensare che mi capiscano. Fanno questione di prezzi, ore lavorate, guadagni e sinceramente mi verrebbe da mandarli subito al diavolo, perché per me non è di questo che si tratta. E' più che evidente che non conviene. Se qualcuno che fa questi conti fosse capace di lavorare in silenzio per qualche ora a raccogliere e ascoltarsi, capirebbe il senso, o comincerebbe ad afferrare, ma non si può pretendere di cavare il sangue dai rapi. Sono state giornate estremamente stancanti, perché abbiamo lavorato all'aperto tutti i giorni fino alle 16,45 mangiando un pò di pane nei campi e poi via a cambiarmi e all'altro lavoro. Ho lavorato per 11, 12 o 13 ore al giorno e quasi non ci credo. La forza per farlo mi è venuta dal lavoro stesso, e non è facile capire. Ho trovato questa frase che si adatta bene : se si ha una meta anche il deserto diventa strada.
Certi giorni abbiamo colto con la nebbia che cercava di infilarsi sotto i vestiti, certi giorni con le mezze maniche come a fine estate. Gli ultimi giorni imbacuccati col cappello in testa e il vento del nord che fa ondeggiare gli olivi e anche noi che stiamo in cima alle scale. Olive come grappoli d'uva, nere e piccoline per la siccità estiva, tantissime, ma in molte piante anche grosse e piene. Pepine (a grano di pepe) o cocomerine!
E ogni anno mi torna sulle labbra la poesia di Garcia Lorca
Arbolé, arbolé
seco y verdé.
La niña del bello rostro
está cogiendo aceituna.
El viento, galán de torres,
la prende por la cintura.
Pasaron cuatro jinetes
sobre jacas andaluzas
con trajes de azul y verde,
con largas capas oscuras.
«Vente a Córdoba, muchacha».
La niña no los escucha. Pasaron tres torerillos
delgaditos de cintura,
con trajes color naranja
y espadas de plata antigua.
«Vente a Sevilla, muchacha».
La niña no los escucha.
Cuando la tarde se puso
morada, con luz difusa,
pasó un joven que llevaba
rosas y mirtos de luna.
«Vente a Granada, muchacha».
Y la niña no lo escucha.
La niña del bello rostro
sigue cogiendo aceituna,
con el brazo gris del viento
ceñido por la cintura.
Arbolé arbolé
seco y verdé.
La ragazza dal bel viso sta cogliendo olive
il vento, corteggiatore di torri, la prende per la cintura...
Se la leggete in spagnolo potete cogliere la musicalità. Una traduzione in italiano che mi piacesse, la Paola mi perdoni, come quella del libro che avevamo in casa dei miei, carica di emozioni e ricordi, non l'ho trovata, se la trovo la pubblico.
La poesia mi richiama immagini: un cerchio di colline con torri di paesini arrampicati, come la torre di Gargonza, qua davanti. Certi quadri di El greco, con quelle facce lunghe e sofferte dei santi e i corpi che sembrano liquidi, o di liquida fiamma, tesi verso il cielo, e alle spalle paesaggi in tempesta. O altri dipinti di Chagall o Dalì. Sono paesaggi di sogno, o del panorama interiore, gli stessi che in questi giorni vediamo fuori e dentro di noi mentre cogliamo. La ragazza coglie silenziosa e niente la distrae, nè il passaggio dei bei cavalieri, né quello dei toreri, né il giovane che porta rose e mirti di luna.