le solite vecchie domande

Quando cogliamo le olive mi vengono tanti pensieri. Penso a come sia antieconomico questo lavoro dell'olio, nell'ottica attuale dell'economia.  Visti il lavoro necessario durante l'anno, il lavoro per raccogliere, gli imprevisti ormai prevedibili (gelate, alluvioni, siccità, grandine, parassiti, infezioni batteriche e fungine) e infine il costo della molinatura, fatti i conti questo olio che produciamo costa un'eresia. 10 euro al kg? Ma anche 13 o 15? Ridicolo. Eppure si fa. Dice la signora che fa i conti al frantoio: "si sa che la gente non considera il proprio lavoro come un costo, sennò quale dovrebbe essere il prezzo? Ma è bello farlo, l'olio è un prodotto speciale e poi è una tradizione" Se lo dicono perfino al frantoio, così chiaro...
Quando si fa questo lavoro vengono le domande: un litro d'olio 10 o 12 euro, un golf fatto dai cinesi 3 euro. Come fanno a convivere nello stesso mondo queste due cose? Sembra una stupidaggine, ma se ci si pensa un attimo il cervello, che in fondo è un computer molto raffinato, va in blocco. Arance a due euro al kg. Care! Sono state raccolte da uomini schiavi di colore, se vedessimo con i nostri occhi come vivono non potremmo sopportarlo e forse per un pò, finchè dura la memoria labile dei nostri tempi, non mangeremmo più agrumi. Possiamo mettere in fila tanti prodotti di questo tipo, forse tutti quelli che usiamo ogni giorno, e troveremmo in tutti dei gravi difetti, in alcuni un difetto di ingiustizia, in altri, per esempio la pasta, un difetto grave di inquinamento. La pasta italiana per esempio, prodotta con un grano canadese dove viene usato il glifosate, un erbicida tossico, come maturante. Ne restano tracce nel cibo, e pare sia questa una delle cause delle moderne intolleranze alimentari. Nei telefonini, egli elettrodomestici troveremmo un carico di ingiustizia così pesante da renderli intilizzabili. Se si mettono un pò di cose in fila finisce che l'olio è uno dei prodotti più onesti, con le dovute riserve, perché dipende sempre da come si fa. E tutte queste domande, se gli si va dietro, se si segue il filo, portano a una più grande, come fa a restare in piedi una società con tutte queste contraddizioni. Come facciamo noi che ci domandiamo queste cose a non perderci.

Mi chiedo anche: queste cose che mangiamo, e che usiamo tutti i giorni, che effetto ci fanno? Che effetto ci fa del cibo che contiene ingiustizia, e sfruttamento della terra? Non solo cibo maturato poco e male, spinto e protetto dalla chimica, conservato con la chimica. Parlo proprio di ingiustizia come ingrediente,  di avidità, come ingrediente. Forse l'effetto che fa è sotto gli occhi tutti i giorni. E forse è per lo stesso motivo, all'opposto, che questo olio nuovo ha un sapore sano, così speciale, come una medicina naturale, che non contiene ingiustizia ma prevalentemente lavoro, amicizia e rispetto. Mentre si mangiava in questi giorni e Mauro ripeteva come era buono mi è scappato di dirgli che era olio benedetto. "Benedetto, eh!, -ho specificato- non santo, che quello si da a chi sta per morire!" E qui ci sta, finalmente, una risata.