chiude l'inchiesta sulla strage di Bologna
Qualche giorno fa l'agenzia ANSA pubblicava questa notizia
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Licio Gelli © ANSA/EPA
La Procura generale di Bologna ha chiuso, notificando quattro avvisi di fine indagine, la nuova inchiesta sulla Strage del 2 agosto 1980. Tra i destinatari, Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi,
questi quattro tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o
organizzatori, oltre che in concorso con i Nar già condannati. Altri tre
avvisi riguardano ipotesi di depistaggio e falsità ai pm, a vario
titolo per depistaggio e falsità ai pm e riguardano Quintino Spella,
Domenico Catracchia e Piergiorgio Segatel. L'inchiesta è firmata
dall'avvocato generale Alberto Candi e dai sostituti pg Umberto Palma e
Nicola Proto che hanno coordinato le indagini di Guardia di Finanza,
Digos e Ros.
Flussi di denaro per alcuni milioni di dollari movimentati e, attraverso varie e complesse operazioni, partiti sostanzialmente da conti riconducibili a Licio Gelli e Umberto Ortolani e alla fine destinati, indirettamente, al gruppo dei Nar e a coloro che sono indicati come organizzatori, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi. Il giro di denaro è stato ricostruito dall'indagine della Guardia di Finanza di Bologna, nell'ambito dell'inchiesta della Procura generale sulla Strage del 2 agosto 1980
Licio Gelli viveva a Arezzo e è morto qui, a villa Vanda, nel 2015, la casa che aveva perso e ricomprato. Era notissimo in città, uno che tutti lo conoscono.
Questa notizia per me è sconvolgente. Qualcuno potrebbe dire: ma sono cose che si sanno, niente di nuovo. Non è vero, fra le cose dette o sospettate e la certezza c'è un mare di mezzo. E ora c'è la certezza, solo che arriva dopo 40 anni precisi e seguendo il filo certo, quello dei soldi.
Una mia amica che insegna in un liceo aveva avuto come alunna una ragazza che poi sfregiò un ex fidanzato con l'acido. Quando successe questo fatto si sentì male. Come abbiamo fatto, diceva, noi insegnanti a non accorgersi, a non capire cosa le girava in testa?
Un po' quello che penso io ora, almeno lo stesso sgomento nei confronti di una città che sembra tranquilla e cova cose terribili.
Sono nata nella stessa città in cui questo signore, Licio Gelli, viveva e creava le sue trame, ed era nello stesso tempo, sicuramente, marito e padre affettuoso.
Ho sentito il prof. Barbero, lo storico, puntualizzare la differenza fra storia e memoria. Diceva, più o meno "...la signora che è stata figlia del gerarca fascista ricorda con affetto il padre affettuoso, ma è lo stesso uomo che ha fatto torturare e mandare a morte decine di persone che non la pensavano come lui...la sua è memoria, ma poi c'è la storia." Ho pensato alla famiglia di Gelli, ai figli, ai nipoti e mi chiedo cosa può essere questa eredità, perché tutti ci confrontiamo con gli errori dei nostri genitori, ma questi sono un macigno da portarsi dietro.
Abbiamo, ad Arezzo, un sindaco espresso dalla destra. Ho sentito delle voci( per i curiosi, ero in coda, una mattina, al CUP e ho sentito parlare dei perfetti estranei) secondo cui è stato eletto con i voti o almeno l'assenso, della "sinistra", notare le virgolette, perché c'era una guerra interna fra renziani e non renziani e il candidato renziano è stato battuto in questo modo, preferendo consegnare la città al sindaco Ghinelli. Chissà se è vero. Lo conosco dal liceo, ricordo una mattina un'assemblea in cui arrivarono questi ragazzi più grandi guidati da una professoressa molto autoritaria, la signora Bresciani, come un drappello di polizia...ci fu un po' di confusione, ma mi resta un'immagine, niente di più. Il sindaco Ghinelli è figlio di un'avvocato di destra, con simpatie fasciste, amico del mio babbo, che aveva amici di destra e sinistra, erano tutti cresciuti insieme in una città molto più piccola di ora, e era molto tollerante, il mio babbo, distingueva il piano politico da quello umano, ed era socialista convinto. La mamma del sindaco era una bravissima insegnante di matematica, comunista, che ricordo con affetto.
Il sindaco ha dovuto fare una dichiarazione, dopo la notizia. E ha detto che il giudizio su Gelli è complessivamente buono, un concittadino illustre. Naturalmente a sinistra hanno subito criticato l'affermazione. Come si fa a valutare come buono uno che ha spostato centinaia di milioni di lire finanziando organizzazioni di destra estrema per mettere una bomba alla stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone altre duecento, allo scopo di destabilizzare l'Italia?
Me lo chiedo anch'io. Trovo agghiacciante la pianificazione di questi eventi, senza alcuna considerazione del fatto che si trattava di un numero imprecisato di vite umane, nelle previsioni; e nei fatti quasi 300 coinvolti, di cui 85 i morti. Ma anche mi chiedo come un sindaco, o un politico, dopo aver espresso al contrario un giudizio diverso e per forza negativo, la mattina dopo incontrando quelli della giunta comunale, possa guardarli in faccia. Essere di destra in Italia e in questa città è stato questo. Stringere la mano a Gelli, parlarci con rispetto, stare attenti a non pestargli i piedi e cercare anzi di entrare nella cerchia, larga, larghissima, degli amici. E se non amici, almeno neutri. Questo lo dico io che per fortuna o sfortuna, non so, sono stata in una posizione tale da non averci alcun rapporto. Non sono stata a scuola con i figlioli, non ho avuto amici che fossero loro amici. Gelli era un camaleonte, uno che cambia pelle, faccia e apparentemente idea secondo il vento che tira. Uno che sta sempre a galla, che una volta catturato evade dalla prigione. L'ha fatto davvero. Invito a leggere la sua vita su wikipedia, anche se poi pure quella è scritta da volontari e chissà se è scritta bene. Ma mi sembra di sì, e anche molto chiaramente. Una vita che comincia con un furto eccezionale. Da Wikipedia:
Nel luglio 1942, in qualità di ispettore del Partito Nazionale Fascista, gli fu affidato l'incarico di trasportare in Italia il tesoro di re Pietro II di Iugoslavia, requisito dal Servizio Informazioni Militare: in tutto, 60 tonnellate di lingotti d'oro, 2 di monete antiche, 6 milioni di dollari, 2 milioni di sterline. Nel 1947, quando il tesoro venne restituito alla Iugoslavia, mancavano 20 tonnellate di lingotti: è stata fatta l'ipotesi, sempre smentita da Gelli, che lui li avesse trasferiti al tempo in Argentina e che parte di queste 20 tonnellate sarebbero tra i preziosi ritrovati nelle fioriere di villa Wanda[7].
Nel 1942 Gelli aveva 27 anni e aveva a disposizione 20 tonnellate d'oro. Anche se lui ha negato, ma che si voleva, che dicesse di sì? Ha subito parecchi processi e ha avuto diverse condanne. Da wikipedia:
«Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei Mass Media.»disse Gelli. Disse anche:
«Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa[49].»
Non fa impressione? Che vi devo dire? Penso e rifletto e mi rendo conto che pensare è scomodo, sconcertante e che a Arezzo si può parlare seriamente e limpidamente con pochi, come in molte altre città, forse. E non mi piace per niente.
Flussi di denaro per alcuni milioni di dollari movimentati e, attraverso varie e complesse operazioni, partiti sostanzialmente da conti riconducibili a Licio Gelli e Umberto Ortolani e alla fine destinati, indirettamente, al gruppo dei Nar e a coloro che sono indicati come organizzatori, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi. Il giro di denaro è stato ricostruito dall'indagine della Guardia di Finanza di Bologna, nell'ambito dell'inchiesta della Procura generale sulla Strage del 2 agosto 1980
Licio Gelli viveva a Arezzo e è morto qui, a villa Vanda, nel 2015, la casa che aveva perso e ricomprato. Era notissimo in città, uno che tutti lo conoscono.
Questa notizia per me è sconvolgente. Qualcuno potrebbe dire: ma sono cose che si sanno, niente di nuovo. Non è vero, fra le cose dette o sospettate e la certezza c'è un mare di mezzo. E ora c'è la certezza, solo che arriva dopo 40 anni precisi e seguendo il filo certo, quello dei soldi.
Una mia amica che insegna in un liceo aveva avuto come alunna una ragazza che poi sfregiò un ex fidanzato con l'acido. Quando successe questo fatto si sentì male. Come abbiamo fatto, diceva, noi insegnanti a non accorgersi, a non capire cosa le girava in testa?
Un po' quello che penso io ora, almeno lo stesso sgomento nei confronti di una città che sembra tranquilla e cova cose terribili.
Sono nata nella stessa città in cui questo signore, Licio Gelli, viveva e creava le sue trame, ed era nello stesso tempo, sicuramente, marito e padre affettuoso.
Ho sentito il prof. Barbero, lo storico, puntualizzare la differenza fra storia e memoria. Diceva, più o meno "...la signora che è stata figlia del gerarca fascista ricorda con affetto il padre affettuoso, ma è lo stesso uomo che ha fatto torturare e mandare a morte decine di persone che non la pensavano come lui...la sua è memoria, ma poi c'è la storia." Ho pensato alla famiglia di Gelli, ai figli, ai nipoti e mi chiedo cosa può essere questa eredità, perché tutti ci confrontiamo con gli errori dei nostri genitori, ma questi sono un macigno da portarsi dietro.
Abbiamo, ad Arezzo, un sindaco espresso dalla destra. Ho sentito delle voci( per i curiosi, ero in coda, una mattina, al CUP e ho sentito parlare dei perfetti estranei) secondo cui è stato eletto con i voti o almeno l'assenso, della "sinistra", notare le virgolette, perché c'era una guerra interna fra renziani e non renziani e il candidato renziano è stato battuto in questo modo, preferendo consegnare la città al sindaco Ghinelli. Chissà se è vero. Lo conosco dal liceo, ricordo una mattina un'assemblea in cui arrivarono questi ragazzi più grandi guidati da una professoressa molto autoritaria, la signora Bresciani, come un drappello di polizia...ci fu un po' di confusione, ma mi resta un'immagine, niente di più. Il sindaco Ghinelli è figlio di un'avvocato di destra, con simpatie fasciste, amico del mio babbo, che aveva amici di destra e sinistra, erano tutti cresciuti insieme in una città molto più piccola di ora, e era molto tollerante, il mio babbo, distingueva il piano politico da quello umano, ed era socialista convinto. La mamma del sindaco era una bravissima insegnante di matematica, comunista, che ricordo con affetto.
Il sindaco ha dovuto fare una dichiarazione, dopo la notizia. E ha detto che il giudizio su Gelli è complessivamente buono, un concittadino illustre. Naturalmente a sinistra hanno subito criticato l'affermazione. Come si fa a valutare come buono uno che ha spostato centinaia di milioni di lire finanziando organizzazioni di destra estrema per mettere una bomba alla stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone altre duecento, allo scopo di destabilizzare l'Italia?
Me lo chiedo anch'io. Trovo agghiacciante la pianificazione di questi eventi, senza alcuna considerazione del fatto che si trattava di un numero imprecisato di vite umane, nelle previsioni; e nei fatti quasi 300 coinvolti, di cui 85 i morti. Ma anche mi chiedo come un sindaco, o un politico, dopo aver espresso al contrario un giudizio diverso e per forza negativo, la mattina dopo incontrando quelli della giunta comunale, possa guardarli in faccia. Essere di destra in Italia e in questa città è stato questo. Stringere la mano a Gelli, parlarci con rispetto, stare attenti a non pestargli i piedi e cercare anzi di entrare nella cerchia, larga, larghissima, degli amici. E se non amici, almeno neutri. Questo lo dico io che per fortuna o sfortuna, non so, sono stata in una posizione tale da non averci alcun rapporto. Non sono stata a scuola con i figlioli, non ho avuto amici che fossero loro amici. Gelli era un camaleonte, uno che cambia pelle, faccia e apparentemente idea secondo il vento che tira. Uno che sta sempre a galla, che una volta catturato evade dalla prigione. L'ha fatto davvero. Invito a leggere la sua vita su wikipedia, anche se poi pure quella è scritta da volontari e chissà se è scritta bene. Ma mi sembra di sì, e anche molto chiaramente. Una vita che comincia con un furto eccezionale. Da Wikipedia:
Nel luglio 1942, in qualità di ispettore del Partito Nazionale Fascista, gli fu affidato l'incarico di trasportare in Italia il tesoro di re Pietro II di Iugoslavia, requisito dal Servizio Informazioni Militare: in tutto, 60 tonnellate di lingotti d'oro, 2 di monete antiche, 6 milioni di dollari, 2 milioni di sterline. Nel 1947, quando il tesoro venne restituito alla Iugoslavia, mancavano 20 tonnellate di lingotti: è stata fatta l'ipotesi, sempre smentita da Gelli, che lui li avesse trasferiti al tempo in Argentina e che parte di queste 20 tonnellate sarebbero tra i preziosi ritrovati nelle fioriere di villa Wanda[7].
Nel 1942 Gelli aveva 27 anni e aveva a disposizione 20 tonnellate d'oro. Anche se lui ha negato, ma che si voleva, che dicesse di sì? Ha subito parecchi processi e ha avuto diverse condanne. Da wikipedia:
- Procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato[3].
- Calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Gherardo Colombo, Giuliano Turone e Guido Viola (reato prescritto in Cassazione)[31].
- Calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage alla stazione di Bologna, vicenda per cui è stato condannato a 10 anni.
- Bancarotta fraudolenta (Banco Ambrosiano).
«Il vero potere risiede nelle mani dei detentori dei Mass Media.»disse Gelli. Disse anche:
«Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa[49].»
Non fa impressione? Che vi devo dire? Penso e rifletto e mi rendo conto che pensare è scomodo, sconcertante e che a Arezzo si può parlare seriamente e limpidamente con pochi, come in molte altre città, forse. E non mi piace per niente.