Covid 19, riassunti e riflessioni, post 1
Pandemia. Siamo caduti con tutti e due i piedi dentro un racconto di fantascienza. E mentre chi non si ammala si spaventa o fa ironia, o semplicemente aspetta, dentro gli ospedali soprattutto al nord c'è da lavorare giorno e notte. Muore tanta gente, così tanta che i crematori sono in piena attività, devono portare altrove le bare con i camion dell'esercito e noi, che ancora lo sentiamo soltanto raccontare, perché siamo chiusi in casa o perché qui non è ancora così, penso che non riusciamo a immaginare cosa si prova a esser lì.
Non credo proprio che ci sia una regia dietro questa storia. Ne' un segreto complotto e nemmeno una divina intenzione di punirci o avvisarci, come ha detto qualcuno. Mia figlia dice che più semplicemente Gaia, la sua omonima, il pianeta, cerca di tornare in equilibrio e produce un mezzo di contenimento della "malattia" uomo.
Stando a casa mi sveglio sempre più presto. Stamattina poi alle cinque e mezzo alla mia suocera scappava la pipì. Con l'occasione ho trovato un post su facebook, del prof Guido Silvestri. Trovate chi è nel link. La prima cosa che dice è questa:
ORIGINE DEL VIRUS. E’ uscito due giorni fa uno studio sistematico delle sequenze genetiche di SARS-CoV-2 (Andersen KG et al. Nature Medicine 2020) che dimostra senza ombra di dubbio che il virus ha una origine naturale e zoonotica (da animali, ed in particolare pipistrelli e pangolini). Per cui la storia del virus “creato” in laboratorio si conferma una bufala colossale.
Non c'è tanto bisogno di commentare, parla da sé. C'è da aggiungere quello che scrive, in un'altro articolo, la dottoressa Ilaria Capua, che qualcuno, in una zona selvaggia della Cina, è andato a catturare pipistrelli per mangiarli e per venderli, come di consueto. Questi animali erano portatori di un virus che a contatto con l'uomo è cambiato e si è adattato, infettandolo. Se fosse successo 100 anni fa il pipistrello sarebbe arrivato in un villaggio di 100 o anche mille persone, che si sarebbero ammalate, alcune sarebbero morte, moltissime guarite, ma sarebbe finita lì, perchè il villaggio era in qualche modo naturalmente isolato. Invece il pipistrello è finito in un grande mercato di una città che ha tanti abitanti quanto l'Italia e lì il virus ha trovato ospiti per riprodursi in abbondanza.
Da una parte come umani ci comportiamo ancora come nell'età della pietra, e continuiamo a cacciare in zone quasi vergini, e dall'altra queste zone sono vicinissime ormai ad altre superpopolate, dove la tecnologia garantisce scambi non solo virtuali, ma anche fisici, reali, di merci e persone. Questa è una delle cause della pandemia da Covid 19.
I cinesi sono arrivati alla modernità attuale in un tempo abbastanza breve, non tutti ovviamente. Moltissimi che vivono nelle metropoli penso che siano molto più tecnologici di noi, ma c'è anche una enorme popolazione che è passata, o forse no, da una condizione di miseria estrema a questa modernità. Durante la seconda guerra mondiale anche qui la gente per fame vera mangiava qualunque cosa, il mio suocero diceva di aver mangiato corvi e gufi, e che non erano buoni. Un certo signor Beppe Bigazzi, che partecipava alla trasmissione "la prova del cuoco" raccontò, imprudente e forse col gusto di essere un po' trasgressivo, una cosa che moltissimi sapevano, cioè che in Toscana, in tempo di guerra, alcuni mangiavano i gatti. Era una cosa vera, che accadeva solo 70 anni prima, ma in quei 70 anni le cose nella testa delle persone erano cambiate così tanto che risultava inaccettabile, soprattutto a chi era nato dal 1970 in poi, anche solo sentirle raccontare. Infatti Beppe Bigazzi fu allontanato e riabilitato qualche anno dopo, poco prima che morisse.
Questo per dire che attualmente coesistono sulla Terra condizioni di vita opposte e forse inconciliabili. Vediamo in tv tribù che nel folto della foresta africana danno la caccia ai topi e se ne cibano. Per fortuna li cuociono. La cottura elimina molti rischi. Finchè vivono isolati niente di male, se scoppiasse di nuovo la peste, per esempio, di cui i topi sono portatori, sarebbe un guaio, ma solo per loro. Quando però questi gruppi umani cominciano a coesistere e scambiare con le periferie cittadine o di certe megalopoli che non sono neanche gestite, ma solo accumuli di umanità senza servizi e risorse, che sopravvive e basta, diventa per forza un grande problema. Ce ne accorgiamo con questo virus. Ci si presenta subito un dilemma: quante volte si è parlato della protezione delle popolazioni indigene, della loro cultura, e di come rappresentino un tesoro per l'umanità intera? Eppure in un caso come questo sembra che tutti debbano adeguarsi a certe regole, proprio tutti, che è necessario omogeneizzare i comportamenti, renderli uguali, obbedire. Ma questo è argomento di un prossimo post.
Non credo proprio che ci sia una regia dietro questa storia. Ne' un segreto complotto e nemmeno una divina intenzione di punirci o avvisarci, come ha detto qualcuno. Mia figlia dice che più semplicemente Gaia, la sua omonima, il pianeta, cerca di tornare in equilibrio e produce un mezzo di contenimento della "malattia" uomo.
Stando a casa mi sveglio sempre più presto. Stamattina poi alle cinque e mezzo alla mia suocera scappava la pipì. Con l'occasione ho trovato un post su facebook, del prof Guido Silvestri. Trovate chi è nel link. La prima cosa che dice è questa:
ORIGINE DEL VIRUS. E’ uscito due giorni fa uno studio sistematico delle sequenze genetiche di SARS-CoV-2 (Andersen KG et al. Nature Medicine 2020) che dimostra senza ombra di dubbio che il virus ha una origine naturale e zoonotica (da animali, ed in particolare pipistrelli e pangolini). Per cui la storia del virus “creato” in laboratorio si conferma una bufala colossale.
Non c'è tanto bisogno di commentare, parla da sé. C'è da aggiungere quello che scrive, in un'altro articolo, la dottoressa Ilaria Capua, che qualcuno, in una zona selvaggia della Cina, è andato a catturare pipistrelli per mangiarli e per venderli, come di consueto. Questi animali erano portatori di un virus che a contatto con l'uomo è cambiato e si è adattato, infettandolo. Se fosse successo 100 anni fa il pipistrello sarebbe arrivato in un villaggio di 100 o anche mille persone, che si sarebbero ammalate, alcune sarebbero morte, moltissime guarite, ma sarebbe finita lì, perchè il villaggio era in qualche modo naturalmente isolato. Invece il pipistrello è finito in un grande mercato di una città che ha tanti abitanti quanto l'Italia e lì il virus ha trovato ospiti per riprodursi in abbondanza.
Da una parte come umani ci comportiamo ancora come nell'età della pietra, e continuiamo a cacciare in zone quasi vergini, e dall'altra queste zone sono vicinissime ormai ad altre superpopolate, dove la tecnologia garantisce scambi non solo virtuali, ma anche fisici, reali, di merci e persone. Questa è una delle cause della pandemia da Covid 19.
I cinesi sono arrivati alla modernità attuale in un tempo abbastanza breve, non tutti ovviamente. Moltissimi che vivono nelle metropoli penso che siano molto più tecnologici di noi, ma c'è anche una enorme popolazione che è passata, o forse no, da una condizione di miseria estrema a questa modernità. Durante la seconda guerra mondiale anche qui la gente per fame vera mangiava qualunque cosa, il mio suocero diceva di aver mangiato corvi e gufi, e che non erano buoni. Un certo signor Beppe Bigazzi, che partecipava alla trasmissione "la prova del cuoco" raccontò, imprudente e forse col gusto di essere un po' trasgressivo, una cosa che moltissimi sapevano, cioè che in Toscana, in tempo di guerra, alcuni mangiavano i gatti. Era una cosa vera, che accadeva solo 70 anni prima, ma in quei 70 anni le cose nella testa delle persone erano cambiate così tanto che risultava inaccettabile, soprattutto a chi era nato dal 1970 in poi, anche solo sentirle raccontare. Infatti Beppe Bigazzi fu allontanato e riabilitato qualche anno dopo, poco prima che morisse.
Questo per dire che attualmente coesistono sulla Terra condizioni di vita opposte e forse inconciliabili. Vediamo in tv tribù che nel folto della foresta africana danno la caccia ai topi e se ne cibano. Per fortuna li cuociono. La cottura elimina molti rischi. Finchè vivono isolati niente di male, se scoppiasse di nuovo la peste, per esempio, di cui i topi sono portatori, sarebbe un guaio, ma solo per loro. Quando però questi gruppi umani cominciano a coesistere e scambiare con le periferie cittadine o di certe megalopoli che non sono neanche gestite, ma solo accumuli di umanità senza servizi e risorse, che sopravvive e basta, diventa per forza un grande problema. Ce ne accorgiamo con questo virus. Ci si presenta subito un dilemma: quante volte si è parlato della protezione delle popolazioni indigene, della loro cultura, e di come rappresentino un tesoro per l'umanità intera? Eppure in un caso come questo sembra che tutti debbano adeguarsi a certe regole, proprio tutti, che è necessario omogeneizzare i comportamenti, renderli uguali, obbedire. Ma questo è argomento di un prossimo post.