il paradigma Nuova Zelanda



Nel post precedente eravamo arrivati a una conclusione necessaria,  e cioè che tutto ciò che è natura, anche le comunità umane che con la natura vivono in simbiosi e in armonia, ognuna a modo suo, quando vengono a contatto con l'homo tecnologicus creano scompiglio e problemi. Il più delle volte viceversa. Homo tecnologicus me lo invento io per capirsi, è un "homo" che si trova molto più avanti lungo una via di evoluzione che non è per niente sicuro che sia migliore. 

Questo contrasto è cominciato presto, mi vengono in mente i primi coloni americani, che sterminarono quasi completamente i bisonti, e sottrassero cibo e terre agli indigeni perché gli servivano. O le comunità dedite alla pastorizia, che in epoca preistorica bruciavano i boschi per far pascolare le bestie e crearono nuovi paesaggi, non sempre migliori, anzi.  Ma lo fecero anche i polinesiani che arrivarono in Nuova Zelanda, Aotearoa, l'"isola della lunga nuvola" in lingua Maori, e trovarono i Moa
Nella storia dei Moa mi sono imbattuta scrivendo un racconto, e è una storia simbolica, oltre che realmente accaduta. I Moa erano enormi uccelli non volatori. Non avevano avuto bisogno di ali per volare perché nelle due isole non c'erano mammiferi e non c'erano predatori importanti. L'energia che normalmente gli uccelli investono nel volo in questi giganti era usata per correre e per sopportare il freddo. Somigliavano a degli struzzi, ancora più grandi. I polinesiani, quando arrivarono,  trovarono questi uccelli giganteschi alti fino a tre metri, che fornivano cibo a intere tribù. Prestissimo li uccisero tutti, ne causarono la totale estinzione. Non pensarono neanche che lasciarne qualcuno avrebbe consentito loro di continuare a mangiarli! E' una cosa che fa arrabbiare parecchio a pensarci. Fa anche male al cuore. Si comportarono, quegli antichi polinesiani che sapevano costruirsi qualche arma, delle imbarcazioni, e navigare per migliaia di km, proprio come l'homo tecnologicus attuale. Erano l'homo tecnologicus di allora. Erano come i brasiliani che distruggono la foresta amazzonica per produrre soia o olio di palma o per il legname. Come dire che l'uomo ha cominciato presto a combinare casini, prima di quanto si pensi, in fondo potremmo pensare che quegli antichi polinesiani fossero piuttosto rispettosi della natura, in sintonia con essa, invece fecero questo guaio. Se avessero rispettato i Moa potremmo ancora incontrare questi uccelli meravigliosi, come altri animali, che si sono estinti o rischiano di farlo per motivi analoghi. La storia della natura in Nuova Zelanda è emblematica.  Il guaio fu incrementato quando arrivarono gli europei, primo credo il capitano Cook, e portarono i ratti, che li accompagnavano nei viaggi in mare e non riuscivano a liberarsene, e i conigli, per mangiarli, conigli che distrussero la flora locale, e poi ermellini per contenere i conigli, e opossum, questi penso per vestirsi con roba calda.  Mi ricordo da bambina nella pellicceria della zia Emma le pellicce di opossum. Gli ermellini trovarono più facile cibarsi di altri uccelli non volatori piuttosto che di conigli, e li portarono vicino all'estinzione. C'è un pappagallo non volatore, lo Strigops abroptila, o Kakapò, che ha subito questa sorte. Il pappagallo che ha odore di muffa. Per salvarlo i neozelandesi hanno ripulito delle isole e hanno creato in esse delle colonie, ma quando sono tornati a vedere se l'esperimento di protezione funzionava si sono accorti che gli ermellini avevano traversato il braccio di mare a nuoto e si erano mangiati i Kakapò. Il tentativo è tuttora in corso. Questa storia si trova in rete e andrebbe verificata, anche se non vedo perchè dovrebbe essere falsa. In Nuova Zelanda è stato fatto un guaio dopo l'altro, col risultato però che si è formata, a carissimo prezzo, una forte coscienza ambientale. Adesso si fa una lotta terribile agli opossum che distruggono le foreste e nei siti internet che promuovono il turismo si raccomanda ai visitatori di non nutrire assolutamente questi animali, che peraltro sono creature molto graziose.  La storia della Nuova Zelanda, che si staccò presto dal Gondwana, ed è rimasta isolata per millenni, sviluppando una propria fauna e flora, è veramente emblematica.