15 giorni fa è morta la mamma di una mia amica.

15 giorni fa è morta la mamma di una mia amica. Era più o meno nelle condizioni della mia suocera, un po' peggio perché aveva anche il diabete. Mi ha telefonato per dirmelo, ci eravamo sentite qualche mese fa e ci eravamo dette come era difficile andare avanti. Per lei sicuramente più che per me, per tanti motivi che non posso raccontare. Uno lo posso dire, senza fare danni, ed è la mancanza di uno spazio esterno. Di un giardino, per piccolo che sia. Nel periodo di chiusura per il Covid era murata viva con questa mamma che non capiva più niente e si faceva tutto addosso. Ora è finita, come finiscono queste cose qui, per inerzia, per usura del sistema. E' la vecchiaia degli anni duemila, che non ha più niente di naturale. Ha detto che ha paura di essere depressa. Che quando esce fa tutto di corsa, con la sensazione di dover rientrare subito per guardare la sua mamma, e invece è finita. Ma siccome ora lei è in pensione, da qualche mese, una pensione piccola di quelle che devi stare attento a come spendi i soldi perchè finiscono subito, tutto quel tempo che prima era occupato, ora è libero, ma non sa bene di che farsene. La sindrome del prigioniero che una volta scarcerato ha bisogno di rientrare la sera a dormire in cella. Descritta molto bene nel film "Le ali della libertà" nel personaggio del detenuto anziano interpretato da Morgan Freeman. Queste cose fanno parte della vita, ma sono difficili. Le auguro di recuperare una visione più ampia, la voglia di camminare, intanto, che non costa niente e si può fare gratis. La sera quando rientro dal lavoro, intorno alle dieci, vedo gente che cammina, qui da noi, con i catarifrangenti addosso e delle piccole torce accese per non essere presi dalle macchine. Fa quasi buio e camminano e hanno un'aria serena.