vaccini

 Nella mia infanzia ho conosciuto diversi bambini che avevano avuto la poliomielite. Era anche quello un virus, che provocava la paralisi di parti del corpo fino anche alla morte, perché attaccava le fibre nervose del midollo spinale.  Andavamo spesso a Palazzo del Pero, dove la mamma aveva due cugine, e c'era un bambino più grande di me con la polio. La sua mamma lo portava a spasso sulla sedia a rotelle. Era stato gravemente colpito dalla malattia. In paese tutti sapevano, ma se qualcuno, capitato lì al bar per caso, chiedeva cos'aveva, rispondevano sottovoce "La Polio!" con un misto fra paura, pietà e commiserazione. La mia mamma aveva un'espressione spaventata negli occhi, perché noi bambini non eravamo fuori pericolo, potevamo ammalarci.  Me ne rendo conto ora, perché allora la presenza dei miei genitori mi faceva sentire in salvo da ogni male. Fummo fuori pericolo solo quando arrivò il vaccino, che ci fu somministrato a scuola, qualche goccia di un liquido color fucsia su una zolletta di zucchero. Dopo quella vaccinazione di massa la poliomielite è praticamente scomparsa e non si sono più visti bambini paralizzati. 

Abbiamo fatto diversi vaccini, da piccoli, e ai nostri genitori non passava neanche lontanamente per la testa di non farci vaccinare. Venivano dalla guerra e da un'epoca di malattie gravi e alta mortalità infantile. Nell'albero genealogico della famiglia della mia nonna materna, (l'unica parte della famiglia che ritenesse utile ricostruire un albero genealogico), ho trovato parecchi nomi sconosciuti, mai sentiti nominare. Erano bimbi morti alla nascita, o piccolissimi, o prima dei 14 anni. Il mio zio veterinario dovette essere operato per la tubercolosi perché ancora nel 1960 non c'erano antibiotici che potessero combatterla validamente.  Dopo l'operazione perse anche quella parte che gli era rimasta del polmone. Si veniva da questo tipo di cose e si considerava la scienza uno strumento validissimo, cui affidarsi senza timore, anche se c'erano già dei casi clamorosi di farmaci che provocavano danni gravissimi, tipo il Talidomide.

Avevamo una pediatra molto moderna. Lavorava in ospedale, era una neonatologa e si diceva che non fosse diventata primario perché era una donna. Ora sembra strano, ma i maschi, anche meno brillanti, preparati e intelligenti, passavano avanti alle colleghe femmine solo perché donne. Era un'amica di famiglia, aveva sposato uno dei ragazzi con cui la mamma aveva trascorso la giovinezza durante la guerra. Quando fu il momento di vaccinarmi contro il vaiolo mia madre osservò che era tanto brutto quel marchio sulla spalla e la dottoressa disse che si poteva evitare, se ne prendeva lei la responsabilità, perché il vaiolo era una malattia ormai debellata e c'erano minime possibilità che potessi venirci in contatto. Questo perché la stragrande maggioranza della popolazione era vaccinata.  

Da adulta anch'io ho avuto i miei dubbi riguardo ai vaccini. 

E' cominciato durante l'allattamento della mia prima bambina. Era una bimba grande, pesava più di 4 kg alla nascita, e cominciò subito a nutrirsi bene, ma a me vennero le ragadi al seno. Chi non le ha avute non sa quanto dolore provocano. Sono delle spaccature che si formano sulla pelle del capezzolo fino a sanguinare. La soluzione era semplice: smettere di allattare. Ma io non volevo e un'amica mi suggerì di rivolgermi a un medico omeopata, che mi diede dei granuli di Phitolacca da prendere per bocca e una pomata. Direte voi: con una pomata anche diversa, forse, sarei guarita ugualmente. Probabile, ma l'unico a propormi un rimedio per questo problema fu l'omeopata, per gli altri avrei sospeso l'allattamento e non l'avrei ripreso più. Insomma: in qualche giorno guarii e potei continuare a allattare fino al nono mese, quando la bambina smise da sola di cercare il seno.  Così incontrai l'omeopatia. Lessi qualche libro, mi informai un po' e cominciai a usare alcuni farmaci per cose piccole, un raffreddore, la febbre, un mal di gola, che, essendo giovani, era tutto quello che ci capitava. L'omeopatia era di moda, la usavano anche in agricoltura, sostanze dinamizzate per curare la terra e le piante. Qui vicino, a Foiano, viveva il dottor Franco Del Francia, fondatore dell'omeopatia veterinaria, che seguiva con questo metodo allevamenti di animali da carne e cavalli di razza. C'erano già stati diversi disastri ambientali dovuti all'inquinamento, il più noto forse quello dell'Icmesa di Seveso, vicino a Milano, e si era formata una certa diffidenza nei confronti della chimica, e i medicinali erano, sono, chimica...

Avevo avuto un'esperienza con una brutta cistite che era durata più di un anno, curata con antinfiammatori, antibiotici e sulfamidici, e alla fine avevo avuto una diagnosi di somatizzazione, con un timbro di malata a vita, dopo varie analisi in ospedale. Poi ero guarita, ma solo grazie a dei colloqui con un "terapeuta". Avevo sperimentato le forze di guarigione che ognuno di noi possiede e che certe volte si attivano. Ho già scritto questa storia e potete immaginare, era come aver vissuto un miracolo, ma allora non andavo in chiesa e non lo interpretai così.  Ma ero un terreno preparato e adatto su cui la fiducia nell'omeopatia poteva attecchire facilmente. 

Poi diciamoci la verità: a chi non piacerebbe una medicina che non cura solo la pancia, o i polmoni, o la pelle, ma l'individuo nel suo complesso? Una medicina "olistica" che cura il paziente e non il sintomo, che cerca una guarigione nel lungo periodo, a vita magari, e non si limita a eliminare il problema per un po' di tempo? Trovo in rete queste definizioni:

 La medicina olistica è orientata alla cura della persona e non alla malattia, alla causa e non al sintomo, al sistema e non all'organo. 

La medicina olistica è un metodo di cura totale della persona che mette sullo stesso piano gli aspetti fisici, mentali, emotivi e spirituali

Un sogno che diventa reale. Peccato però che non rientrasse fra le prestazioni offerte dal servizio sanitario pubblico, che fosse abbastanza cara e anche molto soggettiva. Nel senso che il medico omeopata ti inquadra in una categoria, ma non sempre ci indovina, se non ci indovina sbaglia rimedio e si perde tanto tempo. Poi ti incoraggiano a insistere, all'inizio puoi avere un peggioramento e certe volte non si migliora affatto...

Ora si dice che l'omeopatia è una grossa bufala, non funziona per niente, e se lo fa è per l'effetto placebo. In quegli anni ci ho creduto con tutta la mia buona fede. A un certo punto una delle mie figlie ha avuto un serio problema in cui i medici allopatici non volevano mettere le mani e è migliorata moltissimo solo dopo una cura omeopatica. Se però sia stata davvero quella a farla stare meglio, non potrei giurarci. Per giurarci bisognerebbe aver fatto una serie di verifiche "scientifiche". Perchè racconto queste esperienze? Perchè gli omeopati sono contrari ai vaccini. Dicono anzi che indeboliscono il sistema immunitario e per qualche anno ci ho creduto. Ma quando è nata la seconda bambina è stata vaccinata, perchè ci saremmo presi, noi genitori, la responsabilità di esporla a rischi gravi di salute e non volevamo. Mi inquietava il fatto che venissero somministrati tanti vaccini tutti insieme, mi faceva venire un po' di ansia, ma a un certo punto bisogna scegliere e scegliemmo la via del vaccino.

Quindi ho avuto anche io il mio periodo, se non di antivaccinista, perlomeno di persona che dubita e non lo rinnego per niente. Ho dubitato, ho sognato, ho pensato, durante tutta la vita fin qui trascorsa e non me ne vergogno e fa parte di me. Ne rivendico il diritto. Non mi sento meno intelligente per questo. Però ora, con una convinzione diversa e neanche così entusiasta, appena verrà il mio turno mi vaccinerò contro il Covid.  Abbiamo un problemino invisibile capace di mettere in ginocchio il sistema sanitario e economico mondiale e abbiamo bisogno di strumenti certi e sicuri. Non possiamo fare esperimenti fondati su teorie inconsistenti. Certo lo stile di vita, l'alimentazione, la meditazione, la serenità...tutto questo aiuta, ma il vaccino ci vuole. Perché può anche darsi che io, se sono bravissima in tutte le cose elencate, e con bel po' di fortuna, mi salvi senza conseguenze, ma magari porto in giro il virus a persone che per molti motivi non si possono proteggere, e sono responsabile anche verso di loro, non solo verso me stessa. Ecco. L'ho scritto per me, chiaro chiaro, e lo condivido con chi passa di qui.