Sera del primo aprile verso le 10
Sono le quattro di mattina del 7 aprile e le ultime notti sono state turbolente, ho pensato molto. Questa volta penso ma anche scrivo, metto a posto i pensieri, quelli che posso, così domani notte penserò un po' meno e dormirò, magari. La sera del primo aprile verso le 10 la mia suocera è morta. Si rimane sempre sorpresi alla fine. Sembrava non arrivare mai, e invece come per tutti è arrivata in un momento dei pochi che non ci stavamo pensando.
Mio padre mi spiegava certe categorie di numeri, in matematica. Mi diceva che ogni spazio, anche molto piccolo, può essere a sua volta diviso in spazi più piccoli, infiniti spazi. Fra il numero uno e il numero due c'è un intervallo che può essere diviso in infiniti intervalli, i decimali, centesimali, millesimali... Mi faceva l'esempio della lepre e della tartaruga che fecero una gara di corsa. La lepre, sicura di vincere, diede alla tartaruga un vantaggio e la tartaruga partì, ma poi non riusciva a raggiungerla, perchè la tartaruga faceva un passettino in più e anche per un intervallo minimo, sempre più piccolo, le stava davanti. Naturalmente è un paradosso, ma è quello che mi sembrava succedesse in questi giorni. Un corpo devastato che non moriva più. Una cosa spaventosa da film dell'orrore nella stanza accanto. E l'anima dov'è, che fa?
Ho perso il filo del tempo. Dunque: doveva tornare lunedì, ma ancora una volta hanno rimandato e l'hanno portata il giorno successivo, che era il 30 marzo. Come un bue a cui hanno tolto il giogo e glielo devono rimettere, mi sentivo così, riluttante a quello che ci aspettava. Poi è arrivata e era stabile, ma in condizioni peggiori di quando l'avevano portata via. C'era da aspettarselo, naturalmente. L'avevano rimandata a morire qui, perché si potesse salutare. Un Ecce Homo, con un camice leggerissimo di tessuto non tessuto sotto le coperte, in posizione fetale, rigida, intera, col catetere per la pipì, le piaghe fasciate, una gamba nera, un braccio avvolto in una traversa, gonfio, che perdeva liquidi. Però chiamata dava cenno di sentire, qualche volta rispondeva e apriva la bocca per deglutire. Dal 30 marzo è morta il primo aprile. Quando è arrivata vedendola ho pensato che bisognava fare qualcosa, la sedazione finale, non si poteva lasciare un essere umano in quelle condizioni, e ho scambiato dei messaggi con una cara amica che è medico. Mi ha detto di parlare col medico di famiglia, che avrebbe valutato le condizioni, ma se era cosciente non gliel'avrebbero fatta. E lei rispondeva a chiamarla anche se poi non sempre si capiva cosa diceva. E' venuta la signora che ci ha aiutato in questi mesi anche se non c'era granché da fare. La mattina dopo sono venute le infermiere e abbiamo assistito alla medicazione. Un disastro. E' stata presente anche mia figlia che in questi giorni è con noi. Hanno fasciato con grande pietà il braccio gonfio, il resto del corpo scheletrico, piagato, con delle parti molto scure, le hanno un po' cambiato posizione, le hanno messo una flebo. Quando sono andate via avevo rinunciato, dentro di me, all'idea della sedazione, aveva un cerotto di morfina e sembrava non soffrisse, e ero meno spaventata. Veniva qualcuno che poteva verificare le condizioni sue, e nostre, forse, e non eravamo più soli come per tutti quei mesi. Apriva la bocca per mangiare e inghiottire, ma poi ruttava, comunque mangiava qualcosa. A un certo punto mio marito dice che ha ringraziato tutti. Se sentiva la voce della mia figliola diceva la parola "mangiare" e lei pensa che volesse dire "che ti faccio da mangiare?" , una cosa che diceva sempre negli ultimi anni anche se non le faceva più da mangiare da tanto. Per il resto non dava nessun segno di vita se non il respiro e il calore del corpo. E' morta verso le dieci del primo aprile. Mauro nonostante tutto è rimasto sorpreso. Abbiamo chiamato il medico per accertare la morte, poi le pompe funebri. Mauro ha deciso di farla tumulare in un cimitero di campagna dove c'è il mio suocero, vicino a dove vivevano da giovani. Un posto bello da dove si vede, in basso, la Valdichiana, e intorno boschi e oliveti. Ha chiesto a me e a Gaia se eravamo d'accordo, e io ho detto che facesse la cosa che lo faceva sentire più tranquillo e a posto. Non ho capito bene perchè, ma ha lasciato il corpo in casa. Ho sentito rumore, cose smosse che sbattevano. Sono andata a vedere: avevano smontato il letto con le sbarre e messo la bara con il corpo con due lumini organizzando una camera mortuaria improvvisata. Per il Covid, hanno detto. Ho pensato che dovevamo aspettare ancora un po' per liberare la stanza, ne sentivo il bisogno, ma mio marito aveva i suoi tempi, e la mattina dopo nonostante le finestre aperte c'era un bruttissimo odore, forse per le piaghe. Questa cosa penso che si poteva evitare, ma evidentemente non ce la faceva o gli sembrava naturale. E' stata qui fino a sabato quando l'abbiamo tumulata. Tumulata non è la parola adatta, e nemmeno seppellita, la bara è andata in un loculo nella parete in alto. Non c'è stata la Messa, abbiamo pensato di farla celebrare quando la nostra zona non sarà più rossa e potrà venire qualcuno. Nessuno dei suoi parenti è religioso, però la Messa resta la celebrazione del commiato a cui siamo abituati e forse è necessaria. Eravamo pochissimi. Sono venute delle nipoti da parte del mio suocero, che poverette stanno tutte male ma sono venute lo stesso. Invece da parte della mia suocera non è venuto nessuno, né il fratello, né i nipoti. Ci abbiamo ragionato un po' sopra, forse non erano stati d'accordo su come abbiamo gestito le cose durante questo lungo periodo, e comunque hanno detto che non stavano bene, ma io ne ho abbastanza così e neanche mi interessa. Questioni tribali dell'anno 2021 in cui evito di farmi coinvolgere, finché posso.
Invece è venuto un amico di Mauro e la Dora, cara amica di mia figlia, con un mazzolino del suo giardino di fiori bellissimi e rari. Camelie rosse, fritillarie, agli bianchi, narcisi. Una meraviglia, che poi è stata provvidenziale perché abbiamo messo quella nel vaso provvisorio che ci hanno fornito. Quelli delle pompe funebri hanno detto che se avessimo messo la composizione che avevo fatto fare sul ripiano in alto poteva cadere in testa a qualcuno e ne saremmo stati responsabili. Dio ce ne scampi! Avevo ordinato una composizione di primavera al fioraio. Le altre volte, per il mio suocero e per la mia mamma e il mio babbo, non avevo avuto voce in capitolo e c'erano fiori da morto, spatiphillum verdastri, calle, gigli...questa volta ho fatto come mi sembrava più bello. Alla fine questa composizione l'abbiamo messa al mio suocero, dove non c'è possibilità che qualcuno si faccia male. Nei giorni seguenti ho provato comunque una grande malinconia per come tutto si era svolto. Ma anche un gran desiderio di nuovo e voglia di fare le cose fin qui impossibili, soprattutto passeggiate senza un orario prefissato, che con la zona rossa è il lusso che ci si può permettere. Ma tranquilli non si può stare e mentre questa storia si chiude emergono altre difficoltà grandi che erano state oscurate per alcuni anni dalla vecchiaia della mia suocera. Ho cominciato a sgombrare per riportare la casa alla normalità, e nei prossimi giorni voglio informarmi assolutamente per fare il testamento biologico.