la fine dell'estate

 Il 6 ottobre è piovuto bene, abbondante. Sembra strano che in quest'estate che al nord è piovuto tanto e un poco anche al sud noi qua in mezzo allo stivale siamo stati in una siccità durissima. Le perturbazioni ci hanno scansato, i vari siti meteo prevedevano pioggia e pioveva dieci minuti contati e pochino. Fino al giorno prima la terra sotto la pacciamatura era completamente secca, arida, morta. Morta della terra non si può dire, perché basta un po' d'acqua perché torni a vivere. Ma questa lunga estate ho capito cosa si prova a vivere in posti desertici. A fine luglio sono diminuiti insetti e farfalle, per un po' ci sono stati i calabroni sulla vite davanti alla cucina, poi hanno mangiato e bevuto tutta l'uva e siccome non c'era più cibo sono spariti anche loro. Per tutto agosto e settembre ho aspettato il temporale che rompe la stagione, ma non c'è stato e i settembrini hanno fiorito poco e stento. Le dalie non ci hanno neanche provato. Molte piante hanno lasciato seccare rami interi e ho dovuto tagliarli con la motosega. Dice una bella frase che fare orto e giardino insegna a prendersi cura di un vivente, ma qui ho continuato a occuparmi di un moribondo. E siccome solo a aprile era morta la mia suocera non è una bella sensazione. L'erba, ora che siamo al 18 ottobre, è rinata ma è piccola e rada. Si avvantaggia di quel po' di umidità notturna che si condensa per le notti molto fredde. I campi sono puliti come il giorno dopo che eravamo passati l'ultima volta, a maggio. Si sapeva che il clima, cambiando, avrebbe causato queste cose, ma esserci in mezzo è veramente spiacevole. Sto ancora aspettando che si decida a piovere, è tutto come sospeso, immobile, quasi incantato, mentre intanto è venuto freddo, fino a tre gradi di notte, e certi inverni ultimi tre gradi li ha fatti forse due o tre volte a gennaio. Io ho pulito e pulito e pulito il secco. Si può pensare che veda il mondo attraverso una lente scura,  e certe volte mi chiedo anch'io se non sono troppo pessimista. Ma ci sono segni oggettivi che è impossibile non cogliere. Per esempio quasi niente fichi nonostante che l'albero fosse annaffiato perchè avevo fatto la fragolaia alla sua ombra e la bagnavo sempre. Fragole, sono morte anche le piante. Il mirto è vivo ma ha fatto fruttini miniaturizzati. In estate compaiono le annuali estive (amaranti, farinaccio, euforbie, portulaca per dirne qualcuna) e anche loro erano poche e solo nell'orto. Ora di solito rinascono le erbe che fanno compagnia tutto l'anno, che danno fastidio e le togli a manciate. Non ci sono neanche loro e l'assenza di queste creature comuni e diffuse, molte per me senza nome, mi dà un senso di inquietudine, anormalità. Mi consola vedere che non sono l'unica a provare queste sensazioni stranianti. Anche l'amico Paolo, farmacista, condivide questo stato d'animo, giardiniere anche lui.

Ho messo a posto tantissima legna tutto da sola, come al solito, ora a maggior ragione, perché Mauro era stato operato al gomito. Ho continuato sempre a annaffiare, l'ultima volta stamani, perchè è davvero troppo asciutto. Ho portato in giro mio marito da medici e fisioterapisti. Ora è senza gesso e anche senza tutore. Voleva una pallina per fare esercizio con la mano e un giorno gliene ho trovate un paio in un grande negozio di elettrodomestici. Non sono attrezzi per la riabilitazione, ma palline di gomma che servono nelle asciugatrici per far venire più morbida la biancheria. Hanno funzionato egregiamente.

 Comunque: per la prima volta in tanti anni mi sono guardata intorno perbene e mi sono detta che sono proprio stanca di accudire un posto dove non si può coltivare quasi niente e il giardino è vivo, se tutto va bene, solo 4 o 5 o al massimo 6 mesi all'anno. Ho voglia di andarmene e non era mai capitato. Ho voglia di vedere vita intorno, e abbondanza. Poi non so che farei, inchiodata come sono, poco propensa ai cambiamenti e piuttosto stanziale. Ma ho proprio voglia di lasciare tutto.

Forse se piove cambio idea. Ma il seme in testa c'è.