Presenza

 Viene mia figlia Gaia, quella che vive qui. Vive qui ma non la vedo spesso. Comincia a raccontare. Canta in un coro e c'è stato un concerto per la presentazione di un libro su Dante scritto da un sacerdote. Il sacerdote è arrivato con un mantello e quando lo ha aperto per toglierlo dentro era rosso. Proprio molto rosso. Però poi la presentazione era noiosa, faticosa da seguire. Osservo che quel rosso dentro il mantello dice qualcosa sul desiderio di manifestare un'identità, magari diversa da quella obbligata. Mi ha ricordato un tipo che faceva parte di un altro coro, molti anni fa. Un uomo in gamba, molto impegnato in varie iniziative e anche uno dei primi attivisti per la difesa dei diritti dei gay, portava un mantello anche lui e un altro corista quando lo vedeva arrivare faceva nell'aria il segno della zeta di Zorro e gli diceva "Come stai... z z z, Adelmo?"

Gaia parla di un altro concerto, questa volta per la posa di una targa su un muro, realizzata dalle signore di un club cittadino.  "Boh.- fa lei- ma ci vuole un concerto per posare una targa? Ma poi targa di che non l'ho capito. Hanno parlato, prima una, poi un'altra, una noia mortale, poi ha parlato una signora che zoppicava, camminava tutta storta, e alla fine una che ha detto che vorrebbero fare tante cose, ma sono troppo poche, e poi ha indicato la signora che zoppicava e ha detto "Poi c'è la L. qui, che è anche handicappata..." come dire che siccome è handicappata non può far niente...ma che si dicono queste cose, ma è il modo? boh.." 

Scoppio a ridere. Coglie la comicità della vita quotidiana, quella nascosta nelle cose minime. Ma non la vede come comicità, piuttosto come difformità, come stranezza. Parla di nuovo del primo concerto, del sacerdote col mantello, che ha una cagnolina piccola, molto anziana, che lo segue dappertutto, anche alla presentazione. E' vecchia, sorda e cieca. Si è messa a girare fra i coristi e una ragazza l'ha chiamata sottovoce e ha allungato la mano per accarezzarla. Gaia si è accorta che la cagnolina mostrava i denti e ha fatto segno di no, non toccarla, sempre sottovoce. L'altra ragazza ha chiesto perché. "Ti morde!" ha detto Gaia, e infatti zac, le ha morso la mano e si è messa a abbaiare furiosamente, come abbaiano i cani piccoli. Un piccolo morso, solo un graffio, ma doloroso. La ragazza era mortificata dal morso, dal chiasso e dall'attenzione improvvisamente distolta dalla conferenza e concentrata su di lei. 

Rido e collego le tre storie. "Mi pare , dico a mia figlia, che si parli di Presenza, di essere presenti nel momento presente, senza nessun pregiudizio. Senza aspettarsi niente, senza avere un copione in testa, che è l'unico modo per capire cosa sta succedendo davvero. E' mancata la presenza in tutti e tre i casi..che dici Gaia?" 

La Presenza è un po' il contrario dell'ego. Quando l'ego lavora si vedono i segni (mantello rosso, parlarsi addosso, discorsi difficili da seguire, mancanza di rispetto, anche se affettuosa, non accorgersi di ciò che davvero succede, in questo caso il cane anziano che morde). La Presenza fa funzionare le cose, le fa scorrere bene.