la guerra di Putin


La guerra di Putin mi lascia senza parole. Un po' ne ho avute, all'inizio. Sorpresa, indignazione, partecipazione, paura. Parecchia paura. Tanta pena per questa gente aggredita all'improvviso, ammazzata, inseguita, costretta a lasciare le case e il proprio paese, dopo che c'è stato il covid, e non ha capito il perché. I mezzi di informazione, che seguo moderatamente, spiegano le cause, tutte umane. I blocchi di potere contrapposti, il gas, il grano, i maiali dei cinesi...anni fa lessi che i cinesi avevano comprato vasti territori in Ucraina per allevarci i maiali. Ora con la peste suina, forse saranno polli. Comunque cibo. La questione  comunque è che da un giorno all'altro ciò che prima veniva gestito senza armi entra in economia di guerra. Si uccide e si distrugge e non capisco. Mi sono resa conto che vivendo in assenza di conflitto armato, perché pace è una grossa parola, forse non adatta, mi sono abituata all'idea che a noi, che avevamo avuto due guerre mondiali, non ci poteva toccare di nuovo. Siamo il posto del mondo dove molti vorrebbero vivere perché certi diritti sono abbastanza garantiti, perché si può fare arte e cultura, si ha memoria del proprio passato, se ne curano le vestigia, si scelgono i governanti, si discute delle nostre cose con critica a volte  imbarazzante. Si pensa perfino di non essere liberi perché ci invitano a vaccinarsi per evitare una malattia potenzialmente mortale. Si vive in assenza di conflitto armato. Pace non la spenderei come parola. E' piuttosto una tensione verso la pace, continuamente corrosa da tutto ciò che caratterizza l'uomo. La pace, poi, ha radici profonde nella consapevolezza della nostra condizione e non tutti la raggiungono. Non è urlare: state buoni! E' essere in pace noi, prima di tutto. Profondamente. Inattaccabili. Qualcuno dice: essere illuminati. Quanti ce ne saranno nel mondo adesso? Pochissimi. Qualcuno c'è. Forse più di quello che penso io. Ancora non fanno massa critica, che possa influire sulle singole situazioni. La faranno mai? Ma fra le folle di persone che manifestano contro la guerra per le strade delle città del mondo ci sono anche loro, gli illuminati. E tanta gente che ha capito, che è consapevole, anche se non è completamente in pace.

Parlo con mia figlia che vive vicino a Londra e non ci sta volentieri. Con gli anni ha sviluppato un forte bisogno di natura che adesso non trova risposta. Ha bisogno di natura, non addomesticata, non di un parco urbano. La natura l'aiuta a stare in equilibrio. Parliamo di questa guerra. Mi dice: cosa ti stupisci? Dopo quello che avviene in Afganistan, Siria, Libia, Palestina, Congo e via di seguito pensavi di potertela cavare? Con tutta l'ingiustizia seminata che non tornasse indietro niente? Posso solo tacere.

In questa guerra, anzi: operazione militare, come la chiama Putin, c'è un'enorme ingiustizia di partenza. Gli ucraini non hanno nessuna possibilità. Putin con i soldi che gli paghiamo per scaldarci e far funzionare la nostra economia " in assenza di conflitto armato", si è armato con roba che anche una sola bomba farebbe un danno immenso a tutto il pianeta. Renderebbe inabitabile per millenni una parte del mondo, o tutto. E già abbiamo zone così. Nemmeno gli europei tutti insieme hanno qualche possibilità. Gli europei hanno lavorato e investito per la pace, quella minuscola, ma sempre apprezzabile. Non per armarsi. Almeno non quanto Putin, o gli USA o la Cina. E ora le industrie delle armi vogliono che le inviamo agli ucraini. Per cosa? Farsi ammazzare e intanto svecchiare gli arsenali? Combattere una guerra per mano di qualcun altro? Putin pare stia facendo questo: svecchiare gli arsenali. I suoi soldati usano roba vecchia, obsoleta, tanto gli uomini sono fatti sempre di carne, muoiono lo stesso. O con un'arma sofisticata o con la scheggia di una granata arrugginita.

Alcuni animali quando vengono aggrediti fanno il morto, non si difendono. Lo fa anche il tonchio del grano, l'ho visto di persona. Se stai abbastanza a lungo a guardarlo a un certo punto, quando secondo lui non c'è più pericolo, riparte a fare le sue cose. Non siamo il tonchio del grano. Ma fermarsi e dire: ci stai minacciando con armi  a cui non possiamo opporci e anche se potessimo teniamo troppo a questo mondo che abbiamo, l'unico possibile, già abbastanza ammalato e distrutto. ( Come la madre della storia di re Salomone) Ci teniamo così tanto che consideriamo la guerra inutile e troppo pericolosa, e ci impegnamo a toglierla dal dizionario. Perché non ci serve, non vogliamo usare più questa parola. La scriveremo sui dizionari all'inizio, in lettere maiuscole, come parola in disuso da non dimenticare. Ci impegnamo a lavorare per toglierla dalla faccia della terra, in ogni posto dove ancora esiste. Vuoi ripensarci? Vuoi tornare in te?  

So che sembra ingenuo, sembra una stronzata. Ma lo è? Lo è davvero su un pianeta dove tre o quattro persone possono ucciderne milioni?

Sto leggendo Eckart Tolle. 

Dov'è l'Essere? gli chiedono. Equivale a: dov'è Dio? Risposta: Dov'è l'acqua? Diresti, se fossi un pesce. Ecco perché si ha bisogno di natura e di pace. Per ascoltare, per immergersi.