Cronache dal giardino, la morte, il dolore, l'indifferenza

 Abbiamo iniziato tardissimo a potare gli olivi. Mauro non si sente di salire sulle scale, dopo essere caduto e essersi rotto il gomito. Lo farò io, mi sono detta, ma non trovavo il verso, o il coraggio. Poi ho iniziato, si tratta solo di iniziare. Di continuare, anche. Ho fatto anche tante altre cose, la mano destra è diventata una pinza per strappare erbacce, da quanta erba ho tolto dal giardino. Ho vangato il nostro piccolo orto, ho messo le prime piantine, ho concimato. Ho potato, raccolto la frasca, ricavato il legno buono per la stufa e bruciato il resto. Sono andata a far visita alle piante che ho messo nel campo vicino al bosco. Una lonicera dai fiorellini rosa era tutta fiorita, sembrava quasi per farmi piacere. Il gingko sta bene. Devo andare a togliere l'erba anche lì. Ho lavorato col decespugliatore che mi fa dannare per via del filo che non si allunga, ma l'ho fatto lo stesso. 

Al centro del laghetto, o vasca che dir si voglia, si era formata un'isola di limo nero. Lo scorso anno la guardavo demoralizzata. Una nursery per zanzare. Come potevo metterci le mani? Come arrivare fino là senza entrare nella vasca? La maggior parte delle volte si tratta di volerlo fare e un sistema si trova. Con la zappa più leggera ho tirato l'isola verso di me. Avevo capito che era salito a galla il mastello che avevo messo al centro 14 anni fa o più nel punto più profondo, pieno di terra pesante con la prima pianta di ninfea. L'avevo capito, con sorpresa, perchè avevo visto il manico di plastica. Chi se lo immaginava che venisse su. Era venuto a galla perchè i fusti vecchi di ninfea sono leggeri e cavi e fanno da galleggiante. Sempre con la zappa ho staccato dei pezzi dell'"isola". Grossi pezzi pesanti perché zuppi. Una faticaccia. Erano fusti di ninfea grossi e legnosi con attaccato tanto di questo limo nero e morbidissimo al tatto. Insomma una volta iniziato ho continuato senza troppi problemi. I rizomi vecchi producono ancora dei getti che si possono staccare con un coltello, lasciando solo il nuovo. Se si lasciano sull'acqua in pochi giorni producono nuove radici bianche. Nell'acqua tutto procede più rapidamente. I pesci venivano a curiosare, mentre infilando le mani sotto le grosse piante e intorno al vaso galleggiante tiravo fuori manciate di radici lunghissime da arrotolare come gomitoli elastici e altre manciate di questo limo fertilissimo che però subito si disfa nell'acqua. Ho passato un paio d'ore a fare questo lavoro di pulizia, usando anche un colino da cucina, lavoro necessario sennò la vasca ribolle come una palude. I pesci erano otto. Le gambusie tantissime, ma non si distinguono l'una dall'altra se non per grandezza . Come dire, non c'è un vero rapporto. Invece gli altri pesci sono grandi e pochi e li conosco uno a uno. Dei miei pesci rossi purtroppo ne sono rimasti solo tre, grossi. La "pescia", che chiamo così perchè è la più grossa, ha le pinne morbide che sfumano in bianco, è tutta rossa e ha la pancia sempre grossa e penso sia una femmina con le uova. Tutte ipotesi. Gli altri due pesci rossi sono rosa, uno ha sulla testa una macchia rossa, l'altro comincia a gonfiare la pancia anche lui. Alcuni pesci cambiano sesso durante la vita, chissà se anche questi lo fanno? Boh. Il terzo pesce rosso, quello che comincia a avere la pancia, è Lazzaro, quello resuscitato. Capite che conoscendoli così intimamente, per quanto lo consente il fatto che io sono sulla terra e nell'aria e loro nell'acqua, ci si affeziona molto. Anno scorso ho comprato tre carpe piccole, carpe koj. Avevo resistito per tanti anni poi ho ceduto. In un caccia e pesca c'era un'offerta, le ho pagate "solo" 10 euro l'una. Quando le ha viste l'Antoinette ci ha riso dieci minuti. Ha detto che in pescheria con trenta euro si compra un pesce molto più grosso e si mangia anche. Non ha torto. 

Qualche tempo fa ne ho prese altre due, costavano "solo" 7 euro, erano diminuite. Sono tutte di colori diversi, una è giallo oro, una argentata, due a macchie rosse e nere, eccetera. L'Antoinette ha la vasca piena di pesciolini rossi, da lei si riproducono, penso che succeda perché lo stagno è in ombra e le gambusie ci vivono male, sono loro che sciupano le uova. Sempre ipotesi non verificate. 

Be', l'altro giorno mentre trafficavo con melma e affini, dalla parte opposta a dove lavoravo mi sono affacciata sull'acqua che lì era limpida e sul fondo ho visto uno dei miei pesci, immobile, morto. I girini gli si affollavano intorno. Perchè sì, ci sono anche tanti girini. Ho chiamato Mauro a vedere. Mi dispiaceva tanto, provavo dolore. Più lo guardavo e più mi faceva male il cuore. Ma guarda che scema, ho pensato, è un pesce, solo un pesce. Però sentivo male lo stesso.  Mi è venuto un altro pensiero. Sono così abituata all'indifferenza. Vedo la guerra alla televisione e la gente che muore in mare tentando di arrivare qui e certe volte devo sforzarmi di provare qualcosa. Ho mia figlia che sta male e a volte devo ricordarmelo perchè tendo a dimenticare o ridurre. Succede, con le malattie croniche. E ora muore un pesciolino e guarda che roba. Non sono morta, mi sono detta, sono ancora capace di sentire. Se è reale sono capace. Devo ringraziare un pesciolino morto. Il giorno dopo è venuto a galla e l'ho tolto di lì. 

Ho scritto queste cose su facebook, in brevissimo, lì l'attenzione sfuma dopo 15 secondi. Un uomo mi ha scritto che non era opportuno fare queste osservazioni in un post sul giardino. Dopo ho capito che pensava volessi fare un post politico sui migranti. Invece era un pensiero su come rimanere umani.