shining

 "Shining" nel senso del film di Kubrick. 

Era qualche anno fa e perchè niente si possa riconoscere non dirò il posto preciso e  altri dettagli. Non sia mai di creare problemi a qualcuno. Era luglio, il periodo delle ferie estive della pizzeria, volevamo andare in vacanza in montagna e avevamo come al solito pochi giorni e meno soldi, sicché Mauro si mise a cercare in internet e trovò un'occasione a un prezzo non basso da suscitare sospetti, ma conveniente. Ma guarda che fortuna, pensò. Telefonò e si accordò con un signore dalla voce brillante e accogliente che alla fine disse che c'era un solo neo, siccome lui era bolognese faceva cucina emiliana e non trentina. Va benissimo ugualmente! disse Mauro. Una volta arrivati nella bella località turistica alpina c'erano tantissime case con scritto vendesi. Sono le conseguenze della crisi economica e anche demografica che vive il nostro paese. Prima, a partire dagli anni sessanta, la costruzione di centinaia e migliaia di edifici che di montanaro hanno solo l'aspetto e certe volte neanche quello, destinati allo svago dei fine settimana e alle vacanza sulla neve, costruiti, riscaldati e pensati come se le risorse a disposizione fossero infinite. Ora che soldi e energia e risorse non ce ne sono più e la gente che li ha costruiti invecchia, non li usa nessuno e vanno in vendita o in rovina, col risultato che è desolante passare in queste località. 

Attivammo Google maps per trovare l'hotel: avevamo le foto di un ridente edificio in stile alpino degli anni settanta, col tetto spiovente, imbiancato di fresco, con cassette di gerani a tutte le balconate, un bel prato rasato e verde davanti con sdraio e tavolini e fiori e perfino un grosso barbecue. Cercavamo questo, proprio questa immagine, con il nome dell'hotel che non scriverei comunque, ma ho provvidenzialmente dimenticato. Google ci disse di girare per una stradina, ma non c'era né un cartello né un'indicazione, niente di niente, e la stradina era sterrata e a una sola corsia, fra gli abeti. Non può essere qui...Proseguimmo lo stesso, fra graziose seconde case circondate dagli alberi quasi tutte chiuse, alcune semi abbandonate e con la scritta vendesi sul cartello. La strada finiva davanti a un edificio più grande immerso nel bosco, che sembrava sovrastarlo, senza insegna, con  l'erba del prato alta fino alla vita e tante orchidee selvatiche, bellissime, cresciute indisturbate. Il portone era chiuso e dentro nessuna traccia di presenza umana. Poteva essere stato un albergo? Non può essere questo, ci dicemmo, e tornammo indietro. Lungo la stradina, fuori dall'unica casa abitata un signore ci disse che l'hotel era quello, l'edificio che avevamo visto, ma era chiuso da anni. Avevamo prenotato? Boh. Gli sembrava incredibile. Forse affittava qualche stanza... Ebbi quella sensazione di allarme resa familiare da tutti i film dell'orrore e dissi a Mauro sottovoce, chissà perché sottovoce, che nessuno poteva sentirci, di andare via subito a cercarci un altro posto prima che fosse tardi e dovessimo dormire in auto. Ma lui aveva PRENOTATO,  e non sia mai mancare alla parola data. Così tornammo indietro, parcheggiammo nell'erba alta, e andammo a bussare al portone e suonare un campanello e insistere, anche!, benché dopo la prima scampanellata a vuoto saremmo stati giustificati a andarcene. Alla fine si presentò un signore malandato e anziano, ma veramente anziano (poi ci disse di avere 84 anni), che ci accolse vivacemente, per quanto glielo consentivano le condizioni fisiche, e ci fece entrare nell'hotel abbastanza pulito, ma deserto. C'eravamo solo noi due e lui. Aspettava un grosso gruppo di ospiti che sarebbero arrivati l'indomani, intanto mica ci dispiaceva essere soli? Anche se era metà luglio. Cominciò anche a lamentarsi del fatto che non fossero ancora venuti ( chi?) a tagliare l'erba davanti e ci diede le chiavi della nostra camera che era al secondo piano. Non vi accompagno, fate da soli? La stanza era lungo un corridoio, che non ci sarebbe niente di strano, senonchè, vista la situazione, già il giorno dopo ci vedevo apparire le due bambine di "Shining" e la striscia di moquette che si riempiva di sangue. Poi mi veniva da ridere. La camera, incredibilmente, era pulita, anche il bagno, benché tutto usurato e invecchiato e fuori moda, e le coperte, sotto il copriletto liso e di gusto antiquato, erano rigide tipo quelle militari. Da qualche parte quella sera uscì fuori una donna dell'est, bionda e carina, gentile, che evidentemente si occupava di tutto, con la quale il signore anziano fu all'inizio gentile e poi, già il giorno dopo, diventò sgarbatissimo e prepotente. L'aveva assunta per la stagione, in nero, e lei era lì da un paio di giorni. Voleva che ripulisse a fondo tutta la struttura da sola, lavasse e stirasse la biancheria di tutte le camere, e lavorasse dall'alba fino dopocena obbedendo senza rifiatare in un rapporto in puro stile fascista, direi. Ma il fascismo in quegli anni era lontano, (ora forse non così tanto), e la signora, stufa di essere trattata da schiava anche se solo da un paio di giorni, il terzo giorno ci disse che se ne voleva andare, che quel vecchio matto si arrangiasse da solo. Ci eravamo accordati per la mezza pensione, e la prima sera mangiammo bene, poche cose ma buone, nella grande sala aperta solo per noi. Il giorno mangiavamo fuori, andavamo per malghe e rifugi. La seconda sera, siccome c'eravamo solo noi e lui non aveva tanta autonomia, ci ripropose lo stesso menù. Il giorno, usciti fuori da quella strana situazione, era una normale vacanza in montagna nel presente. Passavamo fra hotel reali, con ospiti al sole sulle sdraio, bambini che giocavano nel prato, escursionisti che rientravano stanchi e abbronzati e si fermavano a rendere conto della passeggiata. La sera rientravamo, varcando la porta dell'hotel fantasma, in una realtà parallela, in un sogno disturbante. Restammo quattro notti, non le sei che avevamo prenotato. Cominciò a piovere e l'ultima sera fece un freddo cane, immagino che accendere il riscaldamento per un intero hotel vuoto fosse impensabile, mentre l'acqua per lavarsi per fortuna era abbastanza calda. Dalla finestra della camera si vedeva il prato selvaggio, il bosco fitto e scuro e la struttura in rovina, mezza crollata, del barbecue delle foto. Eravamo capitati in quel posto dieci o vent'anni dopo il momento giusto. Bisognava dire: oops, ho sbagliato, mi scusi, torno vent'anni fa. Proprio come in Shining da qualche parte attraverso il tempo riecheggiavano risate e scherzi e sorrisi di ospiti alcuni dei quali probabilmente erano già morti, che capita in qualunque hotel, ma non ti viene da pensarci, e lì invece ci pensavi eccome. Ho un forte senso del reale, sono protetta, ma Mauro era molto turbato e non voleva che ci scherzassi sopra. Io la notte dormivo e lui aveva gli incubi. Era una vacanza schizoide, il giorno belle camminate e la sera il rientro nel delirio privato di questo anziano che pretendeva di gestire il suo hotel fantasma fuori da ogni regola, in una dimensione temporale propria. Ci raccontò qualcosa, e altre cose ci disse la signora tuttofare, molto diverse, di gente dell'est che arriva a lavorare e cercare fortuna e si adatta per forza, di come i figli di quell'uomo non riuscissero a imporsi e lui continuasse a fare quello che gli pareva. La mattina che ce ne andammo in anticipo adducendo una mezza scusa la signora che lavorava lì se ne era già andata lasciandolo solo. Lui ci disse che nel pomeriggio sarebbe arrivato, in ritardo, il grosso gruppo di ospiti che attendeva da giorni. Magari fantasmi anche questi, arrivati dal 1978, chissà. Era un peccato che dovessimo partire in anticipo, eravamo stati degli ospiti squisiti, mi ricordo ancora le parole precise. Ci sarebbe da chiedersi perché a certe persone tipo noi capitano certe cose, perché quando se ne ha l'occasione non ci si tira indietro al momento giusto. Io preferisco pensare che non è stato, alla fine, così sgradevole, è stato solo... strano. Shining.