E' morta un'amica, Isabella, che tutti chiamavano Lella, Droandi. Il funerale è stato celebrato alla Pieve. La Lella faceva parte di un gruppo di restauratrici (Ricerca  restauro Arezzo: Isabella Droandi, Marzia Benini e Paola Baldetti) che hanno lavorato insieme per molti anni, restaurando opere importanti, fra cui da ultimo il Polittico del Lorenzetti che si può ammirare alla Pieve.  La Lella nel gruppo era quella che faceva ricerca sull'opera e teneva i rapporti con enti e autorità. La Marzia l'ha ricordata alla fine delle esequie con un discorso affettuoso, come se lei fosse seduta lì a ascoltare. Mi ricordo la Lella al liceo, con le sue compagne nella nostra stessa sezione, la classe dopo di noi. I Droandi erano amici dei miei, abitavano in via Dell'Agania dirimpetto a noi, sono una grande famiglia molto nota in città. Enzo e la signorina Ornella sono stati le colonne della Banca quando era Banca Popolare Aretina. Attilio era professore, poeta e grafico eccezionale. E' stato anche mio insegnante e gli ho voluto molto bene. La Lella era una donna generosa e gentile, che quando la incontravi si interessava a te in un modo sincero come se davvero le importasse. In una piccola città di provincia come Arezzo c'è un sacco di gente che si pavoneggia per piccole cose che fa, lei con le sue colleghe ha fatto cose importanti sul serio e è rimasta la stessa, semplice, alla mano. Un paio di anni fa è venuta a trovarci col marito e con l'Antonella. (Da quel giorno io e l'Antonella abbiamo cominciato i nostri viaggi "giardinieri") Passammo un pomeriggio molto bello in giardino, era primavera e il "clou" del momento era la Kolkwitzia fiorita, che è una cascata di fiori rosa chiaro con un leggero profumo polveroso. Mi lasciò un libriccino della sua mamma, libriccino per le dimensioni, ma denso di contenuto, pochi racconti del tempo della seconda guerra mondiale. Si intitola "Come una lepre viva" se non sbaglio, ce l'ho qui in biblioteca, ma non sono riuscita a ritrovarlo. Ci raccontò che alla sua mamma era tanto piaciuto scrivere quei racconti, così dopo i primi continuava e scriveva a mano, ma siccome non vedeva più bene era difficile decifrare gli scritti.  Ci riusciva lei, la Lella ed era un lavoro che si riprometteva di fare fra un po', sistemare quelle memorie della madre e magari pubblicarle. Era una persona che metteva grande cura nel fare emergere il lavoro degli altri. Alla fine di quel pomeriggio la Holly, che non aveva dato tanta confidenza, volle improvvisamente manifestare la gioia di avere quegli ospiti, che si vede le erano molto piaciuti, per qualche motivo speciale. Gli animali, si sa, vedono cose che sfuggono agli umani. Così fece "Il cane matto", come dicevo io, con corse improvvise e abbaiate festose che intenerirono la Lella. Me la voglio ricordare così. In ogni modo per gli aretini è indimenticabile, basta andare in Pieve e ammirare la Madonna del Lorenzetti. 

 Dopo l'operazione alla cataratta non avevo più occhiali buoni e usavo un paio da vicino, in attesa dell'ultima visita di controllo. Mentre andavo al funerale della Lella non so come gli occhiali mi sono caduti. Raccolti e rimessi sul naso stavano tutti sbilenchi, peggiorando ancora la visione. Un imbarazzo totale. Era saltato via un pezzettino alla fine della stanghetta sinistra. L'imbarazzo degli occhiali sbilenchi e inadatti si è sommato all'altro imbarazzo di incontrare tante persone che vedo troppo di rado e a cui voglio bene ma non riesco bene a manifestarlo per una forma di orsite che mi affligge da qualche anno. Sono diventata un'eremita. Poi finalmente ho fatto gli occhiali nuovi. Veramente di nuovo ci sono solo le lenti, la montatura è una delle tante che ho cambiato negli anni. Ora ci vedo anche da lontano e soprattutto posso di nuovo guidare tranquilla.

Per cho si fosse preoccupato: Jesse è tornato. Jesse è il gatto di Lorenzo, il nostro attuale numero dieci. Sta esplorando tutti i nascondigli della sua nuova casa. Animale dotato di uno spirito di adattamento non comune, gentile  e capace di esprimere la gratitudine, sta imparando a entrare e uscire superando lo sbarramento della Milly, che non vede l'ora che corra per poterlo inseguire, e dei gatti rossi, che difendono un territorio che credono sia loro, ma non lo è. Mia figlia dice che si avvicinano in tanti a mangiare perché non c'è una matriarca, una capogatta. Certo quando c'era la Gwendy non succedeva. La Gwendy era piccola ma estremamente decisa e autorevole. 

Con la Milly dopo le prime soffiate minacciose ora Jesse fa finta di niente e perfino tenta qualche cozzo, lasciandola spiazzata. Lei preferirebbe che la sfidasse, per sentirsi autorizzata a inseguirlo. Jesse apre le porte saltando sulla maniglia e aggrappandosi finché non si apre  e questo è un problema, soprattutto di notte. 

L'estate è ufficialmente finita e, qui almeno, siamo entrati in una fase che somiglia a un mite settembre un po' piovoso e con molto vento. Ci sono pochissime olive, l'erba nei campi per la siccità persistente non è ancora ricresciuta, i rovi sì. Il melograno per la prima volta ha tante melegrane grosse e sane da far piegare i rami fino a terra. Ho fatto un giro nell'oliveto e ho visto che anche il sorbo, che vive in alto in un muro a secco, ha tanti frutti. Mai viste sorbe in 23 anni, quest'anno ce le ha, ne ho mangiate due mature, ed è incredibile come si comportino le piante in queste estati estreme. Il sorbo è un albero bellissimo, foglie e portamento eleganti e sbarazzini, gioca col vento e con la luce, ha l'aria di essere sempre giovane, e più avanti, quando ci sarà una maggiore differenza di temperatura fra giorno e notte, se non le perderà prima, le foglie composte diventeranno rosse e arancio.