C'è questa cosa offensiva affermata da una parlamentare di fratelli d'italia sul ruolo delle donne  "prima di tutto madri". Con questa gente torniamo nella barbarie, alle femmine fattrici, che poi ormai dagli studi sulla preistoria si dimostra che nemmeno allora era così. Questo è per un aspetto veramente un secolo buio, altro che il medioevo. Per altri aspetti per fortuna molto luminoso. Dipende da noi se vincerà la luce o il buio. 

Essendo Natale, desiderato e temuto ogni anno, riflettevo anch'io, in altri termini, su questo fatto di non avere nipoti. La mia figlia più giovane per via naturale non ne può avere, la malattia ha condizionato così tanto la sua vita, anche l'aspetto lavorativo e quindi economico, da non permetterle nemmeno di pensare per ora a un'adozione. Anni fa aveva fatto il prelievo degli ovuli, gliel'aveva suggerito la dottoressa Coccia che la seguiva, la prima competente dopo una fila di medici che credevano con grande presunzione di capirci qualcosa e facevano diagnosi sbagliate e rimedi peggio ancora. Le aveva detto che anche se ora non ci pensava o non ci poteva pensare in seguito probabilmente l'avrebbe fatto e avere i propri ovuli da parte sarebbe stata una possibilità concreta. Ora però dopo tre operazioni e una vita di farmaci e dolore sono la prima a dire di non imbarcarsi nei tentativi, che poi magari falliscono, di fecondazione assistita, con relative cure ormonali che sballano l'equilibrio faticosamente raggiunto. L'altra figlia pure lei ha i suoi problemi di salute, vive lontano e non potremmo aiutarla, con un figlio. I genitori del suo compagno sono più anziani di noi e messi peggio, presto avranno bisogno loro di essere aiutati. Il suo compagno ha un lavoro, ma non così buono. Sono scelte delicate, private e non mi sento di interferire in nessun modo. Non sarei io a dover allevare i bambini e non posso garantire una presenza importante. Tuttavia i figli sono il futuro di una famiglia e di un paese, di una nazione. I verdi dicono "abbiamo la terra in prestito dai nostri figli, dalle generazioni future".  Questo pensiero ce l'hanno tutti, ribaltato, di solito, nel senso che chi viene dopo si arrangia con quel che c'è rimasto. E' per questo che sono stata verde fin da quando sono apparsi sulla scena, pensavano come me. In ogni modo: se in casa tua bambini non ce ne sono pazienza. Ci sono i bambini degli altri, puoi dare qualcosa a loro, lasciare un qualche tipo di eredità. Per le mie figlie: si può essere genitori in tanti modi e è vero al cento per cento. Però è una strana sensazione passare il Natale insieme, si ripetono schemi di comportamento che non riusciamo a superare, io preoccupata di risentire discorsi fatti troppe volte, rivivere Natali pieni di malinconia e dolore per rapporti interrotti o insopportabili. Loro che a un certo punto, come fosse irresistibile, mi rimproverano cose dell'infanzia, le stesse, o nuove, perché tornando indietro hanno scoperto nuovi errori miei o del babbo, nuove cose fatte male per tanti motivi. Ci soffro molto, e mi arrabbio, evitando di piangere. Questo Natale, raggiunto presto, prestissimo, il limite della sopportazione, ho detto che ho quasi settant'anni e mi dispiace per gli errori, ma ormai non potendo tornare indietro non posso rimediare, abbiamo cercato di farlo mettendo risorse a disposizione per lo studio, per la vita e  è tutto quello che possiamo fare. Siamo tutti adulti e vorrei che si fosse capaci di godersi la presenza gli uni degli altri; se non ne siamo capaci possiamo passare questi giorni più serenamente ognuno per conto suo, senza sentirci colpevoli, o fare insieme una passeggiata che ci distrae, o andare a pranzo fuori interrompendo i riti così carichi di roba scaduta. 

Succede perché queste figlie adulte, in gamba, anche troppo, che fanno cose che io non sarei stata capace, sono ancora figlie. Nel loro essere adulte c'è una punta di adolescenza, un residuo. 

Quando nasce un bambino, l'ho provato alla nascita della Fiamma, tutti i componenti della famiglia, soprattutto quelli vicini, cambiano posizione. Si fa posto a un nuovo essere che prima non c'era, la famiglia si allarga nello spazio. Cambiano i nomi. 

Sembra una piccola cosa, ma il linguaggio è infinitamente più importante di quello che possiamo immaginare. Il linguaggio descrive significati, realtà. Da figlia diventai madre, con un cambiamento preparato, ma lo stesso sconvolgente. Ti prepara il corpo che cambia, ormoni , sempre loro, in circolo, e ti prepari intimamente, ma quando hai tua figlia fra le mani ti sembra un miracolo lo stesso e lo è. Mio marito diventò padre, i nostri genitori nonni, mio fratello zio e non importa se non ha vissuto bene il ruolo. L'I Ching ha nei suoi esagrammi descrizioni della prima figlia, del primo figlio, della seconda figlia, del secondo figlio e così via. Da millenni gli uomini riflettono sulla sacralità e sulla diversità di questi ruoli, che definiscono l'essere in una relazione. I nuovi nomi sono abiti quasi sacerdotali che si vestono con emozione, carichi di significati profondissimi. Gli zii saranno quasi genitori supplenti, faranno conoscere il mondo al nuovo nato  aggiungendo un punto di vista e proprie emozioni. I nonni legheranno al passato più lontano. I genitori sono forti radici, con  tutto quel che segue se funzionano male. Tutti diventano più adulti nell'accogliere il nuovo nato. In casa nostra questa cosa non sta accadendo.  e siamo come bloccati in una situazione che avrebbe bisogno di cambiare. Se non riesce a evolvere dovrebbe liberare i componenti, lasciarli andare. Il ruolo della famiglia è finito per questi adulti, restiamo legati, ci vogliamo bene, sarò sempre la loro mamma e loro le mie figlie, ma possiamo viverlo più da adulti, con più libertà? 

Possiamo svincolare, liberare questi anziani, e anche queste figlie, dagli errori passati, gravi che siano, su cui perlomeno tanto abbiamo riflettuto? 

Possiamo tutti evolvere verso il nuovo? Ora, subito. 

Me lo chiedo perché sono all'atto finale, quanto lungo non si sa, e vorrei viverlo meglio possibile. E'  una novità, questo tempo finale della vita, noi siamo persone con una lunga aspettativa di vita, siamo i primi della storia umana se non ci ammazza la guerra, e anche se ci sono tutte queste minacce  dobbiamo tentare di affrontarla in modo utile a noi e agli altri.