Assenza

 Questo è un post molto triste quindi chi si deprime passi oltre, non lo voglio avere sulla coscienza. Sono stata a trovare la zia Mirella. E' l'ultima zia rimasta da parte Badini, che è la famiglia del nonno materno, e non è consanguinea, era la moglie del fratello della mia mamma. Si sposarono nel '54 che lui aveva 33 anni e lei 19. C'era questa grande differenza di età, che a volte conta tanto, a volte no. Lo zio è morto nel 1990, ma erano già separati. La mamma non andava d'accordo con questa cognata tanto più giovane e siamo vissuti in una situazione di discordia senza sceneggiate, senza liti, però in uno stato di costante tensione, di critica continua. Nonostante questo gli zii a me e mio fratello volevano molto bene e lo stesso i miei volevano molto bene ai miei cugini. Il babbo subiva queste cose della mamma, non gli riusciva di contrastarle o limitarle, ma non partecipava alle sue antipatie viscerali. Agli zii voleva bene, a tutti e due, anche se sapeva che parecchie cose non funzionavano.

Ci pensavo seduta accanto al suo letto dove sta da un anno e mezzo. Quando mi ha visto non capiva chi ero, poi ha fatto un sorriso e ha detto farfugliando "finalmente ti sei degnata". Degnata di venire a trovarla. Non sapeva dire chi ero, con le parole ha grande difficoltà, e quindi non si sa se mi ha davvero riconosciuto, ma io penso di sì. Forse più del viso ha riconosciuto la voce.

La sua casa fino a tre anni fa nel periodo di Natale era piena di gente. I miei cugini sono tre, Andrea il più grande, sei mesi più di me, e le due femmine, Gloria e Teresa.  Per Natale c'erano tutti i figlioli, i compagni e i figli dei figli, qualche altro parente e un'amica della zia. Per moltissimi anni c'è stata la Gabry, la sua sorella più giovane, morta da qualche anno, e la sua figlia, e la loro mamma, la nonna Bruna, e il nonno Renato che arrivava con la sua compagna, perché i genitori della zia erano separati da prima che nascessi io. Insomma per certi versi una famiglia moderna ante litteram, allargata, complicata, e per un altro verso molto tradizionale in queste feste passate in casa della matriarca che preparava il cibo iniziando settimane prima: i cavallucci, i ricciarelli e il torrone, i tortellini, i crostini neri e tutto il resto. La zia non aveva avuto una famiglia unita, e nemmeno le era riuscito di farsela quando era toccato a lei, d'altra parte non aveva un modello utile, però voleva offrire lo stesso ai figlioli un senso di unità, di casa accogliente in cui tornare.  Ma non si deve pensare a una  casalinga della tradizione: da giovane era bellissima e è stata sempre molto moderna, ha lavorato e aveva anche queste passioni dei lavori femminili, maglia, uncinetto, cucito, ma tutto fatto a alto livello. Cuciva i costumi da bagno alle figlie. Copertine all'uncinetto per i nuovi nati, l'abitino del Battesimo. Si metteva in certe imprese incredibili affrontate a testa bassa lavorando anche di notte, da cui usciva stremata. Una volta si è rivestita da sola perfettamente dei divani che aveva trovato usati, divani da night club. Era eccessiva in molte cose, compreso il cibo, da giovane. Una volta prima di sposarsi avevano pranzato tutti e quattro al mare, il mio babbo era ingegnere e aveva un lavoro sulla costa. La zia aveva mangiato la metà del costo del pranzo da sola, e il mio babbo ci rideva ancora dopo decine d'anni, perchè dopo il dolce aveva chiesto ancora un  piattino di quegli spaghetti ai frutti di mare tanto buoni mangiati all'inizio. Fino dopo i sessant'anni la zia ha portato i nipoti a sciare. 

E' "allettata" da un anno e mezzo e Andrea si occupava della supervisione di tante cose, ma improvvisamente qualche mese fa è morto. Ci si può immaginare che impressione mi ha fatto. Come se fosse morto un fratello. Abbiamo giocato insieme tanto da bambini, lui ha dormito a casa nostra nel periodo che lo zio era malato di tubercolosi e anche in seguito, ci siamo voluti tanto bene. Poi da grandi è stato sempre più difficile, perché si frequentavano scuole diverse, amici diversi e c'era questa inimicizia fra le due cognate, soprattutto nel periodo e dopo  che gli zii si sono separati. A un certo punto ho riallacciato il rapporto con lei, non mi arrendevo al fatto che si fosse divisi in quel modo. Andrea rimaneva sempre distante, affettuoso ma distante, ma io speravo sempre che un giorno ci saremmo seduti a casa della zia a ricordare le cose belle e l'affetto, e invece a un certo punto il tempo finisce e non si può più. Quando è morto sono rimasta come scioccata, però non lo vedevo quasi mai e in un primo momento non è cambiato granché. Ora più ne passa, di tempo, più si allarga il vuoto nel posto del cuore dove c'era lui, non so se mi spiego. E succede anche se non credo che la morte sia definitiva. In quel vuoto c'è dolore e assenza che si propaga come un silenzio nelle stanze di casa della zia e negli spazi interiori. Manca una persona, manca moltissimo, più di quanto si poteva pensare quando c'era, perché era burbero e non tanto socievole un po' come il suo babbo. 

Quest'anno per la prima volta non hanno per niente festeggiato il Natale passandolo sotto silenzio perché la zia non ha più il senso del tempo e non le hanno detto che il figlio è morto. Non le hanno detto nemmeno che era Natale, perché a Natale si sarebbe aspettata di vederlo. In un momento di lucidità ha detto alla badante che non lo vedeva più e doveva essere morto. La badante ha negato.  E' tutto molto triste, la casa silenziosa, i nipoti che vivono lontano, le mie cugine e la moglie di Andrea che lo adorava... ci si può immaginare. Prima di andar via sono tornata in camera a salutare la zia che mi ha  sorriso come se non mi avesse visto prima e mi ha detto di nuovo "ti sei degnata.." la testa non c'è, ma l'emozione è rimasta, da dentro un corpo che si spegne l'affetto emerge non toccato, dalla profondità emerge la coscienza che brilla come sempre.