quando il giardiniere se ne va
In uno dei gruppi facebook di giardinaggio che seguo una donna di età non specificata diceva di aver ereditato il giardino della nonna e che le piante stavano morendo TUTTE. Poi ha specificato: è morto un limone, che lei ha tolto e ci ha piantato un altro limone, che è morto anche lui. E' morto un grande rampicante. E dei gerani manifestano poca salute. Un giardino, ha detto, che andava avanti da solo e ora invece...
Ho messo un commento.
Prima cosa: dove è morta una pianta non se ne mette un'altra uguale. E' come mettere un sano a dormire dove è morto un malato di una malattia contagiosa senza cambiare la biancheria, forse occorrerebbe cambiare perfino il materasso. Facilmente il limone nuovo si è ammalato come quello prima di lui per gli stessi motivi. La terra è viva e dopo una morte deve rigenerarsi, magari dopo un po' può ospitare senza danno una pianta di una famiglia completamente diversa.
Seconda cosa. Be': non sono morte proprio tutte le piante, magari un paio grandi, e fa effetto, sono d'accordo. Ma se da me morisse la bignonia che ho piantato per sbaglio davanti casa e ora impesta tutto pollonando in giro, sarei felice. Insomma cerchiamo di ridimensionare prima di farci prendere dal panico. Lo dico io che col panico ci ho a che fare spesso.
Terza cosa. Quando il giardiniere muore o se ne va, il giardino attraversa un periodo di lutto. A cosa sia dovuto è questione di interpretazione. Faccio un esempio.
Molti anni fa, anno 1997, lasciammo il primo posto in cui avevamo abitato, e lo facemmo proprio di questi tempi, il 10 febbraio. Un podere sulle colline intorno a Arezzo, dove avevo coltivato un primo giardino. Non dico quante piante c'erano fra erbacee e arbusti, non me le ricordo più tutte, molte me le avevano regalate, ma anche moltissime le avevo comprate ai mercati e nelle prime fiere di giardinaggio. Era un posto difficile, terra poca, tanti sassi di bisciaio, quel tipo di suolo dove da noi crescono bene olivi e viti e poco altro. Mi ero data tanto da fare: riportando grandi quantità di terriccio di foglie e facendo il composto in 14 anni ero riuscita a migliorare molto certe zone per poterci coltivare tante cose. Avevo qualche rosa antica: una Cécile Brunner dai fiori in miniatura, una Nozomi, una Cornelia. Delle moderna Sevillana rosa e rosse. Altre rose le aveva comprate la mamma, pensate un po', all'UPIM, a radice nuda, anni prima che io cominciassi a lavorarci. Colori squillanti che al sole diventavano presto grigi. Avevo bulbi in quantità, lavande, arbusti...Poi fummo costretti a andarcene da un momento all'altro, nel giro di pochi mesi, anche con molta confusione e dolore, e non potevo portare le mie piante con me, quindi restò quasi tutto lì. Portai via un piccolo frassino e una feijoa, che ora qui fa i frutti e ci faccio la marmellata. Ora hanno più di 38 anni. Davanti all'ingresso di quella casa mia madre molti anni prima aveva piantato un pruno da fiore doppio molto bello, ma che soffriva sempre, finché morì e restò il portainnesto, un susino selvatico a fiori piccoli e bianchi che il primo anno era bruttino, ma già il secondo diventò più grazioso e non lo tolsi come avevo intenzione di fare. A primavera era una nuvola bianca, con questa fioritura fine, ma fittissima e abbondante, era diventato un albero e in estate faceva delle susine rosse non tanto buone, piccine, ma tantissime. Avevo ottenuto una rosa banksiae da talea di una pianta che cresceva lungo il muro di una villa lì vicino. In pochi anni aveva raggiunto la cima di un cipresso e ci fioriva sopra, uno spettacolo. Certo in estate mi preoccupavo di non farla morire di sete. Tenevo anche delle piante in vaso sotto al susino, che beveva l'acqua delle annaffiature, ma erano tutte normali cure fatte quasi senza pensare. Sotto una pergola di viti avevo messo delle peonie arbustive e erbacee, alternate con dei ciuffi di acanto. Ora non lo rifarei, l'acanto è invasivo e nel tempo avrei dovuto toglierlo se volevo far vivere le peonie. Sono solo pochi esempi. Dopo poco che siamo andati via ho saputo da chi ci viveva che sono morti la banksiae accanto al cipresso, che sembrava ormai assestata, che non avesse paura di niente, e il susino davanti casa. Saperlo mi ha fatto male al cuore, se fossi stata lì sarebbe successo ugualmente? Piante facili, in posizioni favorevoli. Una persona che conosco è stata lì di recente e ha detto che sotto la pergola c'è solo tantissimo acanto, le peonie sparite. Le peonie sono longeve, le arbustive vivono anche cent'anni. All'epoca pensai che fosse successo perchè noi non c'eravamo più. Mancavano, oltre alle minime cure, spesso impacciate, le nostre voci, la presenza delle bambine e dei nostri animali. Mancavamo noi e certe piante si erano ammalate di questo, pensai. Erano morte dal dispiacere. Sarà vero? Ma sì, è tutt'uno, le piccole cure quotidiane, date senza troppa attenzione, ma con affetto costante, e la nostra presenza. Chiediamo alle piante di star bene, e gli vogliamo bene, e semplicemente restituiscono questa cosa. Anche loro ci "vogliono bene". Poi anche, mentre fai il giardino, ne muoiono tante da piccole, ma siccome non gridano e non si lamentano non ci si fa tanto caso: esperimenti andati male, un colpo di freddo, grandine; ma il giardino, o terrazzo, o quello che sia, colma subito i vuoti, la vita si allarga e prende spazio. Resta costante il giardino, costante finché c'è chi lo fa, con queste grandi presenze, un alberello, una rosa grande, dei cespugli di peonie.
Quindi dicevo a questa signora che ora che la sua nonna è morta e è arrivata lei, non può pensare che vada tutto avanti come prima, deve subentrare come se fosse anche lei un essere del giardino, e entrarci in relazione. Non è un museo, è vivo. Chi se ne occupa non è uno spettatore.
La signora ha commentato a sua volta: quanta saggezza! Ci ho sentito un po' di sarcasmo, ma forse sono io che mi metto in discussione. Quello che volevo dire è che è questione di acqua e concime, zappature e diserbo manuale, ma anche di energie più fini, che per ora non possiamo misurare e neanche ci importa, perché sappiamo che esistono e non dobbiamo dimostrare niente a nessuno.
Qui da me intanto, nel tempo presente, vale la pena sottolineare una cosa: ultimamente è piovuto parecchio e le temperature sono state piuttosto basse, così potrei dire che è l'anno della valeriana o soncino, da una decina di giorni mangio solo questa insalata che trovo spontanea in quantità, stando attenta sempre a lasciarne tante piantine che possano fare i semi per l'anno prossimo. I narcisi sono fioriti da tantissimo, la pioggia non è stata violenta, li ha lasciati dritti e lo spettacolo continua mentre altri anni si bruciava tutto in tre giorni. Gli ellebori hanno alzato il capo e sono bellissimi. Le violette hanno creato ovunque bordi e piccoli prati tutti in fiore.