Complessità

Una mattina, in auto, ho ascoltato un po' il terzo della radio, tutte le cose intelligenti si ascoltano lì e sembra un altro mondo. Parlavano di questo genitore del giovane che ha ucciso Giulia Cecchettin che in una telefonata incoraggiava il figlio dicendogli che non era stata colpa sua e che tutto era avvenuto in un raptus o roba del genere. In questi giorni ne avevo letto anch'io e mi ero subito infiammata, ma mi mancavano alcune informazioni. 

Intanto non sapevo che non si tratta di una dichiarazione pubblica, ma di una intercettazione resa pubblica, non ho capito perché. E alla radio si è aperto questo primo argomento: è giusto impedire le intercettazioni, come vuol fare il governo attuale? Ed è giusto renderle pubbliche? Si può adottare un diverso comportamento secondo che si tratti di indagini su reati di mafia o simili, o come in questo caso reati contro singole persone? Qualcuno, fra il pubblico che interveniva con messaggi scritti o audio, diceva che è giusto e può servire come esempio di certi comportamenti diseducativi. Qualcuno invece sosteneva che in questi casi, per questi argomenti sensibili sarebbe meglio astenersi dal pubblicarle, per non scatenare le reazioni violente dell'opinione pubblica. 

Poi c'è stata un'altra parte della discussione che riguardava in particolare il contenuto dell'intercettazione, cioè il messaggio rassicurante che il padre voleva far avere al figlio in carcere. Non eri tu in quel momento, tu non sei quella persona che ha compiuto l'atto e via di seguito, anche se, se non ricordo male, il giovane aveva pianificato l'assassinio con premeditazione. 

Devo dire che io, leggendo la notizia probabilmente sulla schermata di google, come fosse una dichiarazione pubblica del padre, mi sono scandalizzata. Mi è venuto il pensiero che mi viene in questi casi, di come paghiamo le conseguenze per i contenuti spazzatura diffusi soprattutto dalle tv di mediaset, compresa la psicologia da Bignami fai da te mischiata a una certa visione religiosa da setta dove basta pentirsi e chiedere perdono e si è assolti. 

Invece la notizia era diversa, era una telefonata fra padre e figlio, col figlio in galera per omicidio e ho pensato a quante volte ho detto cavolate alle mie figlie quando erano in crisi per tirarle su, cavolate, certo non così grosse, rinnegate dopo un'ora. Certe volte si sparano grosse quando ci si accorge che i figlioli sono in pericolo o stanno soffrendo, poi ci si rimangiano. 

La cosa più sorprendente di questa trasmissione sul terzo della radio è stata la capacità di argomentare di chi interveniva e la buona educazione. I contenuti venivano estratti, messi in evidenza e analizzati. Un argomento che sembrava solo bianco o nero svelava tante sfumature di colore, tante possibilità di confrontarsi. Probabilmente, ho pensato, gli interventi del pubblico vengono selezionati, non si ammette chi non sa esprimersi e si scelgono i contenuti interessanti che portano materiale di riflessione. Questo dietro le quinte, poi in diretta la giornalista guida con educazione, rispetto e mano ferma la conversazione. Eh sì, questo è il modo di lavorare, sulla complessità e non sulla brutale riduzione dei fenomeni con la scusa di renderli comprensibili, che è  invece una forma di manipolazione. Bisognerebbe che radio tre facesse scuola alle varie tv spazzatura.

Per la vicenda dell'assassino di Giulia torno a guardare da lontano, mi fa pena lui e la sua famiglia, di più la famiglia della ragazza. Ogni tanto i media addestrati a servire il potere ci danno un osso da rodere e se non ce n'è uno nuovo ce ne tirano uno già rosicchiato, come in questo caso, pur che si tolga l'attenzione dalle azioni del governo e dalle cose che ci accadono.