ISOLE, bolle mediatiche

 Chi usa i "social media" si costruisce un piccolo spazio privato su misura dove accoglie chi la pensa come lui, o lei nel mio caso, e allontana, o cancella proprio chi la pensa in un altro modo. Il fenomeno è descritto da sociologi e antropologi e assecondato dai famosi algoritmi che lo usano per le ragioni del dio mercato: per esempio, se scrivi, come faccio spesso io perché mi fa male, la parola "anca", ti escono innumerevoli proposte di ausili ortopedici, montascale, studi medici, pomate miracolose, terapie futuristiche ecc. Il piccolo spazio privato, detto bolla mediatica, se non sbaglio, lo costruiamo così perché non possiamo stare a litigare tutto il giorno, è spossante. Ci si vuole rilassare.

Per cui parli e scambi non con i 1000 che ti seguono e che segui, ma per forza con i soliti 10 o 20 al massimo, e gli altri li perdi di vista, anche se non li hai mai visti, perché Facebook o Instagram o Pincopallino web non possono farti vedere contenuti infiniti e nel mezzo ci devono mettere le pubblicità. Non è per forza una cosa brutta, perché poi nel mondo reale questi rapporti qualche volta diventano veri, ti incontri, mangi insieme, chiacchieri, fai amicizia, scambi piante come nel mio caso. Nuove relazioni che arricchiscono.  Però con quei dieci o venti dici sempre le stesse cose rassicuranti. Ma quello che è rassicurante per me può non esserlo per un altro.

Per un leghista, ma diciamo piuttosto un abitante del nord di cultura media virante al basso o bassissimo sarà rassicurante dire e sentir dire che il caldo è sempre venuto e anche la grandine grossa, forse non così grossa, che a lui gli ha fatto 40 mila euro di danni, ma il fenomeno è ciclico, sempre esistito, l'ha detto il prete e lo dice la Bibbia, e se lo dice la Bibbia vuol dire che è vero. Questo mi ha scritto oggi su messenger un signore con cui avevo scambiato dei messaggi sulla potatura degli olivi, che lui sosteneva doversi fare tagliando tutti i rami bassi e regolando quelli alti. Tipo i meli di una volta. Io ho osservato solo che è il contrario di quello che si fa qui e ci è rimasto male. Ho spiegato i motivi per cui qui si fa così e allora ha detto che tanto a lui non interessa, ha solo 4 o 5 piante per bellezza, delle olive non gliene frega niente. Scambio di saluti cordiali, finita lì, ma avevo capito il tipo e che si era un po' irritato, perché tutto il mondo doveva riconoscere la sua assoluta competenza nella potatura degli olivi. Oggi dopo tanto esordisce con l'argomento di questi giorni: il caldo, i 37 gradi. Scambio di battute, io, lo sa chi passa di qui, ambientalista, diciamo così, anche se odio incasellarmi nella categoria, credo che dovremmo esserlo tutti, o no? Preoccupati dalla temperatura dell'aria e del mare, basta ascoltare un po' un fisico dell'atmosfera, è anche bello capire le forze in gioco e comprendere un poco i fenomeni. E anche un po' esasperata dal non poter uscire liberamente pena colpo di sole che ho già provato e zanzare a migliaia. Ma a questo signore non interessa comprendere i fenomeni, per lui e i suoi amici sono tutte esagerazioni, e poi, dimmi tu, chi paga? Chi paga il cambiamento "verde"? Che la parola verde gli fa venire il nervoso.

Rispondo: chi paga i danni di alluvioni, siccità, frane, trombe d'aria? Un dialogo fra sordi in cui mi ha dato dell'ideologa. E non mi sono neanche arrabbiata, anzi mi sono scusata per essermi infiammata, che ci stava, stante la temperatura esterna. 

Mauro, che ha contatti con ex ferrovieri e simili, si espone a questo tipo di scambi, che lo fanno molto innervosire. Io no perché sono più selettiva nelle "amicizie". Glielo dico sempre: cancellali, bloccali, mettigli un limite. Perché devi litigare su Facebook, lasciali perdere.

Insomma, la mia bolla mediatica, la mia isola pacifica (in cui il mondo sta per finire ma forse no, pure io nevrotica la mia parte), oggi è stata violata e ho dovuto vedere un po' una realtà diversa dalla mia. Per tutto quello che ho imparato di recente sulle informazioni, e gli scambi di queste e anche su come ognuno sia un piccolo universo che difficilmente si apre all'esterno, tutto questo non mi tocca tanto, mi lascia solo un po' di malinconia.

Ieri l'altro, sempre su Facebook, perché con questo caldo dove si va?, c'era un post della Proloco di Ciggiano, il nostro paesino. Un tentativo di furto è stato sgominato dalle due giovani donne che gestiscono il negozio di alimentari. Che ci sarà da rubare in un alimentari? Sigarette e valori, che stavano per essere scaricati dal piano di un furgone di consegne. Un valore significativo per un piccolo negozio. Un giovane forse straniero, bianco di pelle,  ha preso il cartone e la Lisa ha reagito, l'ha inseguito e gliel'ha strappato di mano. Il tipo è scappato. Franco, il presidente della Proloco, ha scherzato sull'episodio e ha fatto i complimenti alle ragazze. Ieri sera passavo davanti all'alimentari andando a annaffiare due o tre piantine alla scuola elementare. Ho visto la Lisa di lontano e le ho gridato tipo "Hei, wonder woman!"

Ha riso poi ha fatto la faccia seria: "Non puoi capire come ci sono rimasta male. Si pensa di vivere tranquilli qui, in un'isola felice, dove tutti si conoscono e si aiutano e invece quando succedono queste cose capisci che non è vero, che anche qui può succedere di tutto. Il mondo reale è anche qui...E se invece di scappare mi avesse affrontato? Non ci posso pensare..." La Lisa ha due figlie ancora piccole. Ho capito che voleva dire e l'ho abbracciata. Siamo a Ciggiano, ma a Monte San Savino, 5 km da qui, un gommista è stato processato e assolto per aver ucciso un ladro di notte con una pallottola rimbalzata a terra, dopo tanti furti, alcuni tentati e altri riusciti, e dopo essersi risolto a dormire, esasperato, in officina. A Ciggiano in inverno avevamo in piazza del circolo un rumeno ubriaco, per fortuna solo uno, che offendeva tutti, allungava le mani, piangeva e non voleva andare a casa sua e Franco cercava con le buone civilmente di convincerlo. Insomma il mondo reale è anche qui ma si tende a dimenticarlo. Anche io tantissime volte in paese andando da mia figlia con la Milly che qui può stare sciolta, senza guinzaglio, mi fermo a chiacchierare con un altro proprietario di cane, o con la Monica o la Sira. E guardando il bel panorama degli oliveti e dei boschi al mattino, o nella luce fiammante del tramonto, o nella nebbia di certi giorni umidi mi dico che è un'isola felice, qui, un posto bellissimo e tranquillo.

Siamo isole, bolle mediatiche anche senza internet, ma ogni tanto qualcosa buca la bolla, una notizia, un furto, un'opinione, uno straniero e ci fa fare i conti col cambiamento, ci forza a uscire dalla posizione di comfort, come dice mia figlia gallese. E il cambiamento è faticoso ma spesso non è così male...