Ubriaca di caldo

Sono ubriaca di caldo. La casa costruita in pietra e in parte interrata ci garantisce una differenza di temperatura di 10 gradi rispetto all'esterno, e quando fuori ci sono 38 gradi dentro ce ne sono 28. Va bene ma lo stesso non è per niente confortevole. Di notte si dorme col ventilatore, sudando lo stesso. La mattina annaffio e faccio qualcosa all'aperto finché è possibile, fino alle 10,30, anche le 11, ma le energie che ci vogliono per fare lavori di pulitura dal secco non ce le ho e rientro comunque in casa fradicia da strizzare. L'orto è sempre piccolo e ho voluto distanziare le piante per farle sviluppare meglio, poi è successo che alcune sono diventate molto più grandi del previsto e in mezzo ci sono cresciute tante cosmee arancio, sicché alla fine è fitto ugualmente. L'anno scorso le cimici ci avevano rovinato tanta roba, così ora sono passata già due volte con olio di neem e un po' di piretro, sperando di limitarle. Sono intervenuta ora che ci sono le forme piccole delle cimici, con il guscio permeabile, gli adulti sono molto più difficili da combattere. Ho irrorato questi prodotti la sera dopo il tramonto, perché gli insetti impollinatori a quell'ora non sono attivi. Hanno iniziato a esserci i cetrioli mentre finiva l'insalata, poi qualche melanzana e ora dei bei pomodori e le zucchine. Abbiamo già mangiato un paio di volte il gombo, o okra, un ortaggio africano che avevo assaggiato da giovane a Santorini senza sapere che roba fosse e mi era piaciuto tanto. La pianta è un ibisco, hibiscus aesculentus, fiore giallo pallido a centro scuro che non si apre del tutto e subito si forma la capsula dei semi. Si mangia quella, però è talmente ricca di mucillagini da scoraggiare l'uso. Bisogna intanto coglierle quando sono ancora piccole altrimenti resta solo fibra e semi. Le ho divise per metà o in quattro per il lungo e le ho tenute a bagno una notte. Prima di cucinarle si fa scolare l'acqua che nel frattempo è diventata come bava di lumaca, si lava bene e la mia preparazione è stata come per i fagiolini di sant'Anna, olio cipolla e pomodoro. Molto buoni, li ha mangiati anche Mauro che è diventato piuttosto schizzinoso. 

In questa estate africana coltivo diverse piante della famiglia delle malve: il gombo, l'ibisco di palude nato dai semi raccolti lo scorso anno, la malva lateritium strisciante, la pavonia, che è come un piccolo ibisco a fiore rosso. Per fortuna l'ho vista nel giardino di un'amica altrimenti non mi sarei ricordata di averla, era sommersa dalle gentili e terribili violette. L'ho tirata fuori e messa in vaso, e mi ripaga con una fioritura ininterrotta. Ho delle nuove amiche conosciute attraverso una pagina Facebook con un nome complicato: "Giardini e piante a bassa gestione e irrigazione, erbacee, arbustive e rose". Con alcune di loro abbiamo anche fatto insieme un piccolo viaggio per giardini bellissimi, qualche tempo fa. Già amiche del cuore. 

Il terreno recintato è terrazzato e gli anni scorsi ho messo un tubo gocciolante per annaffiare. Nella terza terrazza, dove c'è la vasca, adesso, nonostante il caldo insopportabile, è tutto verde. A terra da parecchi anni c'è la lippia che fa un prato verdissimo e fiorito, non lo taglierò fino alle prime piogge. Questa copertura vegetale si avvale solo della rugiada mattutina, per il resto anche le piante che restano lontane dal tubo gocciolante sembrano stare bene, sembra si aiutino tutte a vivere, come un unico organismo. Non ci sono molti fiori, ma tutto resta molto verde in attesa di quando si inizierà, forse, a scivolare nell'autunno e sarà tempo di fiorire di nuovo, per le dalie, e di cominciare lo spettacolo annuale per i settembrini.  Ho come la sensazione che si sia messo in atto un processo collettivo per cui le mie piante si sono tutte unite e si aiutano a superare questa fase con un minimo contributo da parte mia. Tutto il suolo è coperto da piante grandi, grandi cespugli e arbusti, graminacee ecc, e piccole come la lippia. In questa fase in cui dominano gli ego individuali e nazionali sembra che questo giardino e i boschi intorno dicano: siamo tutti uno, e anche con gioia. 

Intanto per la settimana di ferragosto Leonardo del "meteo orvietano", una pagina facebook molto piacevole, dice che non abbiamo più parole adatte per descrivere quello che sta accadendo. Lo zero termico supera i 5000 metri di altitudine e  a partire dagli anni in cui facciamo e conserviamo le misurazioni non era mai successo.