"Ti lascio non perché mi hai ferito, ma perché non hai creduto in me."
"Ti lascio non perché mi hai ferito, ma perché non hai creduto in me."
Ultimamente molto donne famose, soprattutto negli USA e soprattutto attrici, fanno le pulci alle sceneggiature dei film, al modo di costruire le storie, ai rapporti con i propri compagni. Dicono che le storie dei film, le figure femminili, sono costruite sull'immaginario dei maschi e non riflettono la realtà femminile. Donne privilegiate che criticano andando a cercare difetti anche minuscoli nelle situazioni della vita. Ci pensano che per molte altre donne non privilegiate si tratta invece di iniziare dall'ABC? Non farsi picchiare, farsi portare rispetto, avere il controllo dei soldi che guadagnano...
Una parte della donne corre avanti nella strada dell'autorealizzazione, una parte arranca per vedersi riconoscere i fondamentali. Si arriva alla frase: ti lascio non perché mi hai picchiato, mancato di rispetto, ferito, ma perché non hai creduto in me, non mi hai aiutato a realizzarmi.
La penso diversamente. La realizzazione personale dipende da noi stessi prima di tutto. Se non abbiamo sufficiente fiducia in noi stesse, ma vale per maschi e femmine, troveremo una persona simile a noi e non potremo chiedere a lei, o lui, di sostenerci, perché proprio come noi non riesce neanche a sostenere bene se stesso, non è saldo in sé, come noi. Quindi sì, lo lasceremo, ma al 90 % troveremo un'altro quasi uguale e ripeteremo lo schema finché non avremo acquisito in noi la fiducia sufficiente. Il lavoro di crescita è sempre personale e se ci accorgiamo che il compagno non ci sostiene, non ci stima nonostante dica di sì e lo pensi, perfino, non crede che siamo brave nel nostro lavoro, dovremmo chiederci " cosa faccio perché succeda questo, perché succede?". Poi magari se troviamo la risposta possiamo anche cambiare partner e forse ne troveremo uno più collaborativo, più pronto a apprezzarci. La strada per capire è impervia: si tratta di andare a vedere nel passato tutte le volte che nei rapporti primari non siamo state apprezzate e amate, e anche come visto abbiamo comportarsi i nostri genitori in casa, quindi è una via dolorosa, ma se si vuole evitare di ripetere lo schema bisogna percorrerla, mi pare. Altrimenti ci si accomoda in un rapporto dove non ci si stima e non ci si porta rispetto, e quanti ce ne sono, dietro certe facciate verniciate di rosa. L'autorealizzazione, l'autonomia dipendono da noi, non dagli altri e lo dice una che ci ha messo decine di anni a capirlo abbastanza bene da non dar la colpa agli altri, ma si può fare di più. Alla fine non è che si diventa sicure di sé: si acquisisce una certa sicurezza che però è consapevole della debolezza iniziale, come dire...Le donne davvero mature si prendono in faccia a se stesse e al mondo le proprie responsabilità senza dar la colpa a nessuno, né ai compagni, né ai datori di lavoro, neanche alle colleghe che ancora sono indietro nella comprensione e quindi si comportano da stronze.