Arabi di cui non importa niente a nessuno

Non so neanche da che parte cominciare. Forse proprio dal 7 ottobre 2023, l'attacco di Hamas a Israele. Non so a voi, a me mi ci è voluto del tempo per entrare nella vicenda e capirne i contorni. Veramente cercavo di tenermi a distanza, non si può fare niente per cambiare queste cose e farsi travolgere non serve. Ora però sono stata travolta. Un giorno ne ho parlato con mia figlia grande al telefono. Lei vive in Galles e lavora in un'azienda che ha dipendenti da tutto il mondo. Mi ha detto di andare su Instagram a vedere i filmati di Gaza e dei territori occupati e che comunque è difficile. Difficile cosa, ho detto io. Sono arabi, ha detto, e di questi arabi in particolare non importa niente a nessuno. Credo si riferisse anche ai discorsi dei colleghi e a un'opinione generale, un sentimento verso questa gente, che rileva intorno a sè con amarezza. 

Ho seguito il suo consiglio e sono andata a vedere. Anche con una certa diffidenza, ora c'è tanta gente che traffica con l'AI e produce filmati e notizie false. 

Ho trovato un filmato su youtube con una scrittrice palestinese ospite di un festival letterario in Italia, Suad Amiry, una donna simpatica e piena di vita, e un'amica mi ha regalato un suo libro: "Sharon e mia suocera. Se questa è vita". Io poi ho comprato, sempre di lei, "Damasco". Curiosa di capire di più su "questi arabi di cui non importa niente a nessuno" mi son messa a leggere. Libri molto belli, pieni di vita.

Da "Sharon e mia suocera" ho capito un po' cosa è stata l'occupazione israeliana e chi sono questi palestinesi che immaginavo tutti sporchi, neri di capelli e scuri di pelle, poveri e straccioni, ignoranti. Suad Amiry è architetto, vive a Ramallah. O viveva, adesso non so. Non so se la sua casa sia ancora in piedi. Insegnava, o insegna, all'Università di Bir Zeit e dirige un centro, il Riwak Centre for Architectural Conservation. Si è occupata dell'architettura storica e tradizionale di Palestina. Questo libro è fatto di racconti tratti da un diario che lei ha tenuto nel 2001 e 2002 durante l'assedio israeliano del quartier generale di Arafat, a Ramallah. Così, solo da questo libro ho capito diverse cose. Cose che non sapevo, non me le ero mai chieste. Per esempio che i palestinesi hanno delle Università. Che fra loro ci sono medici, architetti, ingegneri, scrittori, musicisti, poeti, ecc., proprio come da noi. Non sono tutti pastori. 

Ho scoperto che gli israeliani hanno impedito in ogni modo di lavorare, studiare, curarsi, insomma vivere, a questa popolazione con cui in teoria convivono e di cui hanno occupato la terra in base a assegnazioni e accordi a partire dal 1948, e che in realtà praticano con questa popolazione un regime di apartheid. Uso questa parola inglese perché si ricollega all'esperienza del Sudafrica e rende subito l'idea. Andatevi a vedere la storia dei check point e dei territori occupati. Andate a vedere i filmati recenti.

Da "Damasco" ho imparato che un tempo il territorio che comprendeva Palestina, Libano, Siria e Giordania e forse qualcos'altro era chiamato la grande Siria e era tutto percorribile senza chiedere permessi, bello e ricco di storia vera e documentata da monumenti e testimonianze che Israele ha in gran parte distrutto, dove è riuscito a arrivare. Dove non ci sono riusciti loro l'ha fatto l'Isis, che contrariamente a quello che pensavo pure lui è una creatura mostruosa largamente alimentata da denaro israeliano. Ho scritto "storia vera" perché Israele fonda i propri presunti diritti su una narrazione mitica e in particolare sui racconti dell'Antico Testamento, ma quando gli stessi archeologi isareliani sono andati a cercare le testimonianze, scavando hanno trovato pochissimo, resti di abitazioni, non certo i resti del famoso tempio o di una grande città.

Intanto vedevo in televisione, sulla 7, i servizi di Francesca Mannocchi su Propaganda Live sulla situazione in Palestina. Interviste fatte sia a israeliani che a palestinesi, che si possono trovare riunite nel suo bel libro "Sulla mia terra", che contiene anche la storia dopo il 1948 necessaria a comprendere il presente. Francesca è stata ospite della Fraternità di Romena per un evento dal titolo "restare umani, note di pace al tramonto", a cui hanno partecipato anche Sara Lucaroni e il giovane pianista palestinese Aeham Ahmad. C'eravamo anche noi e ho fatto delle registrazioni della sua intervista che non so come caricare, ma troverò il modo. Tutti e tre questi giovani sono fantastici. 

Nel corso di tutti questi quasi 80 anni di occupazione i palestinesi hanno avuto delle organizzazioni che li hanno rappresentati. Finché c'è stato Arafat, nonostante l'occidente cercasse continuamente di screditarlo, egli è stato un leader capace di condurre trattative utili. Dopo la sua morte lentamente, e finanziato dallo stesso Israele, è diventato predominante un movimento più duro e violento, Hamas.

Ogni volta che si è alzata una voce contro Israele in questi ultimi due anni se ne alzava una autorevole e più forte che diceva: "Eh! Ma Hamas!.. Israele ha solo risposto, e con forza, per annientare Hamas che troppi morti ha fatto e rappresenta una minaccia, Israele ha tutto il diritto di difendersi."

Siamo arrivati fino a ora su quest'onda e qualcuno ancora prova a cavalcarla anche se si è abbassata tanto. Hamas ha fatto se non ricordo male 1200 morti quel 7 ottobre. Ormai è chiaro che Israele in quell'occasione ha disattivato certi controlli rendendo possibile l'attacco di Hamas. I morti di Israele a questo punto dicono siano 61000 ma ogni giorno aumentano, di cui 18000 e spiccioli sono bambini, senza contare adulti e bimbi vivi ma rovinati dalle amputazioni e disastri vari. C'è un altro conto che è stato fatto secondo cui all'appello mancano invece 350000 persone fra tutto, fra cui le 61000 accertate, e le altre, la maggior parte, disperse sotto le macerie di una città che non esiste più, Gaza. Nel frattempo le violenze nei territori occupati sono aumentate con assassinii, case bruciate, pozzi cementati, asini deportati, greggi massacrate ecc.

Riflettevo sul fatto che nei social si vede tanta gente che si impietosisce davanti a questo strazio, o si indigna, però continua con "Ma Hamas" e se qualcuno da parte palestinese alza il capo si arrabbia. Riflettevo su questo, che la vittima è compresa, moderatamente, finché rimane tale, finché offre il collo al suo boia, resta mite e sottomessa senza ribellione, si fa ammazzare senza reagire. E siccome anche noi come famiglia abbiamo una storia di vittime comprendiamo meglio della media.

Anno scorso venne Mattarella a Civitella per il 25 aprile, qui da noi, dove fu compiuto uno dei tanti massacri nazifascisti della nostra zona e dove ancora la gente del posto discute delle colpe dei partigiani. Furono i partigiani, secondo molti, i responsabili della strage, non i fascisti che informarono e i nazisti che avevano ordine di "ripulire" la zona. Ripulire, la stessa parola usata da Netaboia per l'ultimo atto. Netaboia passatemelo, è il nome per il criminale affibbiatogli dall'aretino Andrea Scanzi. Michela Ponzani, la storica che il 25 aprile accompagnava il presidente della Repubblica, fece in quell'occasione un discorso chiarificatore definitivo, che mi fece impressione ascoltare in tv per la sua linearità e limpidezza. Eppure la Resistenza soprattutto da quando c'è questo governo è di nuovo messa all'indice, dagli stessi che "Ma Hamas". Consideriamo la possibilità che Hamas sia Resistenza? Brutale, violenta, senza pietà, proprio come l'occupazione israeliana. Una risposta proporzionata alla violenza israeliana. In Palestina c'erano altre organizzazioni meno violente, ma delle varie la piu forte è diventata questa più violenta, Hamas. Hamas, ci sono le prove, le portano gli stessi israeliani, è stato più volte finanziato da Israele. Consideriamo l'ipotesi che Israele si sia creato, abbia allevato un nemico spietato quanto loro da poter usare come scusante per continuare a realizzare il piano di espansione, in atto da subito, dal 1948. Consideriamo che Isrraele sia uno stato terrorista, niente a che vedere con una democrazia, se non una veste esteriore del tutto illusoria.