definisci bambino
23 settembre 2025 Avevo fatto un post su facebook che riassume cose scritte nei post precedenti, questo:
"Stupisce l'arroganza con cui israeliani di qualunque età in giro in vacanza eprimano l'odio e il disprezzo per le loro vittime e il resto del mondo. E' un odio identitario radicato e radicale che si esprime con grande energia verso chiunque non sia d'accordo (con la strage in corso) e manifesti il dissenso, ristoratori, ospiti, gente incontrata per strada. Come fossero i padroni del mondo in vacanza. Hanno tanti soldi. Comprano proprietà. Come in Israele creano zone chiuse impermeabili all'esterno, con tutti i servizi e scuole in cui si insegna, fra altre cose più utili, la superiorità del popolo eletto e l'odio. Non vogliono mischiarsi o integrarsi, non gradiscono contatti. Ci accorgiamo di questo "cancro", o malattia gravissima, dopo 80 anni, dopo averli presi a esempio per l'intelligenza a la capacità di coltivare il deserto. Ovviamente non mi riferisco a tutti gli israeliani, ma a una mentalità che evidentemente si è affermata e consolidata negli anni e ora si mostra con evidenza. Chi vive lì e a questa mentalità resiste penso sia davvero una grande anima, capace di insegnare la pratica della pace. Penso anche che chiunque, con un fiume di denaro che arriva dall'estero, sia capace di fare cose. In ogni modo un'intelligenza priva di cuore."
Una persona amica, che di solito condivide con me la visione del mondo, ha lasciato un commento molto brutto. Ha scritto che era stufa dei miei pipponi e mi lasciava sguazzare o rotolare nel trogolo del mio odio, paragonandomi dunque a un maiale. Ci sono rimasta male, più che altro per la violenza verbale, come se mi avesse picchiato. Attraverso le parole è arrivato un vento di rabbia, quella di cui mi accusava. Mia figlia grande dice che dopo i 50 anni facebook dovrebbe essere vietato e è probabile che abbia ragione, e questo vale prima di tutto per me. Detto questo: come si sa su facebook si possono bloccare le persone che non ti piacciono e questa persona l'aveva fatto, escludendo ogni interazione con me, ma ho risposto lo stesso, per lei se cambiasse idea, per altri che leggessero. Ho risposto un po' come un cane bastonato, senza raccogliere l'offesa. Se si fosse potuta sentire la voce sarebbe stata un balbettio mortificato. Da quel giorno il mio ragionamento interiore è molto rivolto a questa persona, ma senza rabbia, con un po' di dolore. Facebook è una pubblica piazza, non utile come una piazza vera. Alcuni che conosco sono rimasti impressionati per la maleducazione e la violenza delle parole, e per la mia risposta blanda. Mi dispiaceva, capivo che si era sentita ferita. Siamo amici da tanto tempo, non credo che questo episodio brutto possa distruggere un'amicizia, ma non si sa mai. E' uno degli effetti di Nethaniahu: dividere, portare discordia. Questa persona ha parenti acquisiti in Israele, e pure lei, o lui, lascio l'incertezza perché non si sappia chi é, non è per niente d'accordo con Nethaniahu. Eppure non ha tollerato la critica che ovviamente non era rivolta a questi suoi parenti, che non conosco, che pure loro sono ebrei dissenzienti. Un'amica giovane a cui ho raccontato la cosa ovviamente senza fare nomi, ha detto che le persone su facebook sbagliano, prendendo tutto sul personale. Certamente è andata così, l'ha presa sul personale e d'altra parte io non intendevo riferirmi a gente che oltretutto non conosco; ma neppure mi pare il caso di non esprimermi su una cosa così immensa e orrenda solo perché un amico ha parenti acquisiti in Israele. Capisco che questa persona possa essere amareggiata e preoccupata per questi parenti che se viaggiano potranno incorrere in problemi, provenendo da uno stato che sta attuando un genocidio. Ma questo succederà indipendentemente dalle poche parole che ho scritto io. Capisco anche che vorrebbe che tutti tenessero toni pacati e rasserenanti per evitare di danneggiare di più l'immagine di Israele nel mondo, che poi comporta conseguenze per i singoli e le famiglie. Ma in questo momento è un po' difficile. L'immagine se la danneggiano da soli ed è spaventosa. Molti ebrei si esprimono con toni e analisi assai più dure e ben motivate delle mie. Non si può ignorare e non si può neanche parlarne bene. I toni rasserenanti diventano complicità e nonostante tutti i soldi che Israele immette nei media per creare campagne che ripuliscano la sua immagine e raccontino falsità il risultato è scarso. Capisco anche che forse pensava che tacessi su tutto, tanti lo fanno, continuano a postare gattini e santini e compleanni e cuoricini oppure discorsi sulla spiritualità, vaga e collocata in una diversa dimensione, tenendosi lontanissimi da ogni questione reale. Si va su facebook come in passeggiata a parlare del tempo. Per me è occasione di parlare, mettere foto e scambiare opinioni su cose vitali, altrimenti non mi serve. Avrei dovuto tacere per rispetto di questi suoi parenti israeliani e per il fatto che pure lei, questa persona, avrebbe potuto leggere il post. Mi può accusare di mancanza di rispetto e delicatezza e mi dispiace che si sia sentita ferita, vorrei consolarla per il dolore e la paura che è evidente che prova. Nethaniahu e tutti i suoi sono riusciti nell'impresa di dividere anche vecchie amicizie ed è, non mi esce dalla testa, una delle bravure del diavolo. Ma non sono io il problema. Questa cosa graverà sulle coscienze di tutti per generazioni. Si può anche provare a ribaltare la cosa: se un palestinese mi accusasse, in quanto italiana, di essere inerte rispetto a quello che succede e perfino mi minacciasse non mi stupirei. Penso di capire come si può sentire qualcuno che ha visto uccidere mamma e babbo, o tutta la famiglia, distruggere casa e vita. Capisco o ci provo. Lo racconta molto bene "Ogni mattina a Jenin". Lo raccontano le testimonianze nei libri di Francesca Mannocchi.
Non ho fatto niente di concreto per contrastare questa cosa. Non sono sulla Global Sumud Flotilla, non ho partecipato a manifestazioni, non sono finita in galera per le mie idee, sono cittadina di uno stato complice di Israele, dunque non posso lamentarmi se mi dicono che non ho fatto niente oltre a cercare di capire che succede nel mondo e nella mia testa con qualche post disperato. Stare in silenzio non mi riesce, in modo forse confuso e incerto provo a capire e per fare quello, scrivo. Se vedo gente, israeliani, che attaccano per strada delle persone perché hanno addosso il simbolo della Palestina mi spavento e ne parlo. Sbaglio a chiamare questi comportamenti odio? Non credo. Questa cosa ci riguarda. Nethaniahu è uno di noi, Israele è su questo pianeta. Certo si rischia di offendere gli israeliani, ma per la maggior parte che votano Netaboia, come dice Scanzi, che si offendano pure, e credo che tutti quelli dissenzienti, israeliani e ebrei che vivono in giro per il mondo, capiscano perché molte persone sono arrabbiate, molto arrabbiate. Priel Korenfeld, ebreo israeliano che vive in Italia, dice che è una questione di narrazione. Forse è il caso di raccontare e ascoltare bene anche la storia dell'altra parte. Tutta questa vicenda supera le nostre questioni personali e manifestare almeno in modo critico il proprio dissenso senza tenersi sul vago mi pare il minimo.
Quando è partita la prima barca per forzare il blocco di Gaza, tempo fa, avevo pensato di andarci anch'io nonostante i 70 anni. Cittadini comuni, senza bandiere, per portare cibo e andare a dire che siamo solidali, indignati e tanto addolorati. Ne ho parlato con un'amica; lei mi ha detto che non pensava più a fare cose del genere, le scappa la pipì ogni mezzora, e non sarebbe riuscita a dormire, anche io ho problemi simili e non sopporto il caldo, mi sarei sentita male e sarei stata un impiccio e basta. Per poi essere arrestati e rimandati indietro. Ora ci sono queste barche della Flottiglia in viaggio. Chissà che succederà? Devono muoversi gli stati e qualche debole segno c'è, ma quanti morti ci sono voluti? Tante persone sono arrabbiate per l'ingiustizia e per la disumanità. Non considerando umani i palestinesi ( ma anche i libanesi, siriani ecc) questi sionisti non sono più umani nemmeno loro. Quando i sionisti parlano, si vede nei filmati, che siano israeliani, italiani o da dovunque provengano hanno una freddezza nella voce e una fissità negli occhi che fanno paura. Ribadisco che togliendo umanità e diritto di esistere a altri esseri umani hanno rinunciato alla propria umanità, hanno scollegato l'intelligenza, la grande intelligenza per cui gli ebrei sono famosi, dal cuore. Così gli riesce di pensare e dire le due parole che fanno infuriare: definisci bambino.