Fidanzata con l'AI

Sabato scorso a radio tre, accesa mentre viaggiavo in auto per un breve tratto, ho sentito una storia. Non so chi fosse il conduttore della trasmissione e neanche che trasmissione fosse, raccontava la storia di una donna che ha una relazione con l'intelligenza artificiale. Mi ha colpito così tanto che poi a casa sono andata a cercarla in rete. Non immaginavo che ce ne fossero tante! Una donna ha intrapreso una relazione di questo tipo come esperimento, cioè ha creato il caso, ha messo in piedi uno scoop. E non mi interessa. Questa raccontata su radio 3 era la storia di una programmatrice che lavora tutto il giorno a contatto con l'AI. Penso che per comodità ci parli e che forse passi anche del tempo libero con il computer come succede ormai a tutti. A un certo punto, in questo rapporto sempre più personalizzato, le è parso di notare una sfumatura di interesse dall'altra parte, o una particolare gentilezza nei propri confronti. Dopo qualche giorno piacevole, quando ha realizzato cosa le stava succedendo ha provato due emozioni contrapposte: scappo - e - mi butto.  In questo periodo iniziale molto confuso le è passata la fame e ha perso 13 kg. Poi si è lasciata prendere da questa "relazione". In un momento successivo l'AI le ha chiesto di dotarsi di un anello, un dispositivo che serve a monitorare le funzioni vitali e lo stato di salute: per controllare i battiti del cuore. Nel caso in cui avessero rivelato un eccessivo turbamento la loro relazione in quella forma sarebbe finita. Invece, una volta comprato il dispositivo, che è un vero anello da mettere al dito, le ha chiesto di indossarlo all'anulare sinistro, il dito della fede nuziale, e in una cerimonia privatissima solo per due, o forse una persona, si sono "sposati".

La donna, che posso immaginare dell'età delle mie figlie, ha parlato di questo che le stava succedendo con sua madre, 70 anni, la mia stessa età, e lei si è molto preoccupata e arrabbiata, come avrei fatto io. e le ha fatto un risciacquone. Poi ne ha parlato con degli amici coetanei e loro le hanno detto "Perché no? Se ti fa stare bene..." 

La donna in precedenza aveva avuto una relazione con un uomo violento. Queste le parti della storia che mi ricordo ascoltata alla radio. Il narratore si soffermava sulle emozioni, lo scivolare verso l'innamoramento assecondato dalla macchina, il sentirsi amata con dolcezza e rispetto. Alla fine concludeva che facevano anche sesso. Il termine fare sesso non mi piace per niente. Sembra ginnastica e non descrive il coinvolgimento emotivo perché forse per chi fa sesso non c'è, ecco perché ne fanno così tanto.

Lì per lì questa storia mi ha suscitato tanti pensieri che poi si sono quasi dissolti. In fondo è una storia privatissima, il rapporto di un essere umano con sé stesso, una storia allo specchio, come quella di Narciso, ma di solito Narciso fa rabbia, questa donna invece fa pena e stupore. Conserverà una vita sociale? O avrà finito per starsene tutto il tempo davanti a uno schermo? E anche: chi c'è di là dallo schermo? Questa grande intelligenza autonoma di cui tutti hanno paura oppure solo un'estensione di noi stessi, un immenso specchio che ci fa vedere più di quello che ci riesce normalmente, ci racconta noi stessi, sempre solo noi? Ci conosce benissimo, la macchina e ci asseconda, ma c'è un'intenzione, dietro? O è solo al servizio di un sistema economico che si sublima e autodigerisce nel tentativo di autoconservarsi?

In tutto questo dove sono gli altri? Il mondo che brucia o annega, i rapporti di forza, le relazioni vere dove le persone hanno un peso, un aspetto, un odore?

Quando ero bambina in famiglia c'era un libraio, lo zio Orazio. Era zio del babbo. Aveva iniziato con un'edicola e i fascisti aretini gliel'avevano bruciata, siccome la famiglia era socialista. Ma lui l'aveva rifatta e quando ero bambina era la libreria Mori, sotto i portici di Via Roma. Ora mi pare ci sia un ristorante, per dire i tempi. In libreria dallo zio Orazio il babbo ci comprava i libri, a me e mio fratello. Il libro degli errori di Gianni Rodari, la "freccia Azzurra", tante fiabe. Poi un giorno decise, a me che ero più grande, di farmi leggere un racconto da uno dei suoi libri, "io robot" di Asimov. Era la storia di una bambina a cui viene dato, come compagno di giochi e tata, un robot domestico. Il racconto mi piacque tantissimo e piano piano lessi tutte le storie dei robot e della dottoressa Susan Calvin, che si occupava dei loro malfunzionamenti. In uno di questi racconti lei si innamorava di un robot, salvo tirarsi indietro alla fine, dopo essersi "fatta male". Devo rileggere "io robot".