Qualche giorno fa sono stata a Foiano dove, organizzato dal Foiano book festival, c'era un incontro con don Ciotti nella chiesa della Collegiata. Dovevo andarci con Mauro e con due amici, ma alla fine Mauro ha avuto una visita con un medico che all'ultimo momento era disponibile proprio in quell'orario, gli altri due hanno avuto un incidente non grave e alla fine sono andata da sola. Ho parcheggiato in un posto dove avevo messo l'auto altre volte, fra me e me ho pregato di ritrovarlo facilmente, che sarebbe certamente successo se l'incontro si fosse svolto nelle sale dove ero già stata, ma non era così. C'era abbastanza gente, mai quanto avrebbe dovuto, ma le panche erano quasi tutte occupate, salvo forse una o due file in fondo. Mi stupisco sempre che non ci sia tanta gente, che la chiesa per queste occasioni non trabocchi, ma è lo spirito del tempo, per cui molti non si schiodano di casa se fa freddo e molti cristiani non si schiodano per un prete percepito forse come disturbatore o ancora e sempre, comunista. C'era don Ciotti, c'era Paolo Pezzati di Oxfam Arezzo e Marco Bertotto di Medici senza frontiere.  Ho messo un link, ma sarebbe stato bene che qualcuno avesse registrato l'incontro come in estate a Romena. mgari l'hanno fatto, ma per ora non ho trovato niente. L'incontro aveva come tema Responsabilità e riconciliazione.  Per sentir parlare con realismo della situazione attuale bisogna ascoltare queste persone. Non ci vado perché non so come stanno le cose, ci vado per avere una conferma che non sono sola e che c'è una parte di mondo in cui mi posso riconoscere. Il giovane di Oxfam, che è stato sia in Palestina che in Ucraina, ma Oxfam ha progetti in tanti paesi, ci ha raccontato che una delle cose che fanno è fornire acqua. Acqua, come anche quelli dell'associazione "Un ponte per". Questa cosa, basta pensarci un attimo, è spaventosa, basta questa. Israele ha distrutto acquedotti , condotte o confiscato tutta l'acqua disponibile, e già la popolazione palestinese per l'acqua dipendeva da loro, come per molti altri servizi. In Cisgiordania coloni e esercito cementano i pozzi. Hanno fatto tutti e due il racconto piuttosto dettagliato di chi fa questo per lavoro, sia come volontario che come personale sanitario, poi don Ciotti ha allargato la visione a tutti i mali e dolori della nostra società italiana visti dalla prospettiva del gruppo Abele e di Libera. Le dipendenze, le depressioni, i mali dell'anima, la gente che arriva da paesi lontani in cui la vita diventa difficilissima per guerre e cabiamento del clima. Dovremmo facilmente capire che ormai se c'è tanta gente che soffre anche lontano da noi e non li vediamo, tutto questo ci arriva lo stesso, fisicamente e nei mezzi sottili. Solo i sionisti attualmente sembrano immuni da questo grande malessere, come se non facessero parte dell'umanità ma ne stessero all'esterno, da tutt'altra parte, e magari in qualche modo è così. Un incontro molto bello, dovevo esserci, non mi capiterà facilmente di nuovo di incontrare don Ciotti di persona, e anche se la chiesa era freddissima ha riscaldato il cuore.   Alla fine seduti dietro di me ho riconosciuto due persone, sposati credo, o comunque compagni di vita, che vedo su facebook perché sono giovani e mettono le foto. Li ho fermati e salutati con un certo entusiasmo, mi fa piacere incontrare di persona gente con cui ho scambi virtuali. Rincuorata sono uscita per tornare alla macchina ed erano già le 20. Chi vive nei paesi sa che a ora di cena le strade si vuotano del tutto. Ho camminato riconoscendo posti dove ero passata, poi devo aver imboccato una strada sconosciuta e sono finita nella cintura esterna del paese, ma non nel posto dove avevo lasciato la macchina. Foiano non è grande, ho pensato che percorrendo la circonferenza esterna prima o poi avrei ritrovato il mio parcheggio. Da una scala laterale sono scesi tre ragazzi quasi correndo, si sono mossi fra le auto, rapidi, nervosi, due con i cappucci delle felpe in testa, anche perché faceva freddo. Mi sono imposta di non preoccuparmi, e ho continuato a camminare svelta, per quanto me lo permette un dolore di sciatica. Intanto pensavo che, stupida, non avevo preso il nome della strada, che forse non l'avevo neanche visto scritto da qualche parte. E anche se avevo il telefono non ero capace di memorizzare una posizione sulla mappa, quindi era inutile. Potevo sempre chiamare Mauro, ma si sarebbe incazzato nero, e era meglio di no. Me la devo cavare da sola in tutti i modi, mi son detta, e mi sono accorta che questa situazione, un posto anonimo, la notte, tante auto sconosciute, nessuno a cui chiedere, perché intanto anche i ragazzi erano spariti, somigliava a dei sogni che mi capita di fare ultimamente, in cui sono in una situazione simile e più cerco di uscirne più mi caccio nei guai, con o senza auto. Mi stava venendo un po' di paura. Poi davanti a me è arrivato, da una scala laterale, un signore, un uomo molto più giovane di me, che parlava al telefono. Nell'assenza di qualunque altro umano restava l'ultima possibilità. Sempre parlando si è avviato alla sua macchina e a quel punto l'ho chiamato e gli ho detto che mi ero persa. Ha chiuso la telefonata e mi ha ascoltata e io,  giustificandomi col fatto di essere venuta a Foiano a  ascoltare do Ciotti, di esserci stata solo altre tre volte e sempre di notte, di essere andata sempre negli stessi posti, il che era vero, e di avere pochissimo senso dell'orientamento, che è vero anche quello, gli ho detto dove avevo messo l'auto, un viale alberato con una grande scuola e vicino un edificio con scritto Manifattura Tabacchi. Mi ha detto "Che problema c'è, salga, che l'accompagno, è uscita dal paese dalla parte opposta." 

Un angelo. Nel senso che a tutti ci capita di essere una volta l'angelo di qualcun altro. Un'amica poi ha detto "Ma sei salita in auto con uno sconosciuto? Io avrei avuto paura!" Io per niente, neanche un secondo. Quando sono scesa gli ho detto una cosa che diceva la mia mamma con ironia "Dio gliene renda merito", io invece ero completamente sincera, non solo mi ha fatto ritrovare la macchina ma mi ha tolto da un brutto sogno, mi ha restituito a una realtà amichevole. Don Ciotti aveva iniziato a parlare dicendo che era lui a andare in giro, ma rappresentava altre persone, il Gruppo Abele e Libera, senza le quali lui non avrebbe fatto niente, che da soli non si va da nessuna parte. E è così, non ci salva da soli e si può chiedere aiuto e trovare chi ci ascolta.