Rosa banksiae.

Lessi della rosa banksiae per la prima volta tanti anni fa in un libro di Ippolito Pizzetti che
la banksiae lutea del mio giardino
per caso trovai in libreria e che mi appassionò molto. Un conto è trovare un'arida descrizione, un conto è trovare una "storia" e immaginare i "cercatori" di piante dei Kew Gardens di Londra che se ne andavano in giro a Pechino (fine del '700?) e sulle mura della città proibita trovarono arrampicata una rosellina, rosellina solo per le dimensioni delle rose, piccine piccine, a mazzetti, ma rosellona per le dimensioni della pianta, longeva e camminatrice, che copre in poco tempo diversi metri quadrati. Ne fecero una talea, dei due tipi trovati, una giallo zolfo e una bianca, le talee radicarono facilmente, e la chiamarono "rosa banksiae" in onore della moglie del direttore dei Kew Gardens, signora Banks, ma quella rosa, (quella bianca profuma delicatamente), avrà ben avuto un nome cinese, chissà , magari "alito celeste".
La rosa banksiae, al suo arrivo in Europa, si diffuse in fretta, immagino che diventasse di moda, le residenze signorili la introdussero nei giardini , ma poi la relegarono sui muri perimetrali, sulle recinzioni, perché è troppo grande e poi fiorisce solo a primavera, una volta all'anno, ma si copre letteralmente di fiori, se è ben esposta al sole. Passarono gli anni e un giardiniere del Giardino dei semplici di Firenze si accorse che la sua Banksiana, in Italia la chiamavano così, aveva fatto un frutto, non succedeva mai!
Il giardiniere Signorini lasciò che maturasse e lo seminò. Nacque una piantina nuova, di una banksiae originaria, a fiore semplice . Il merito non toccherà a Signorini, perchè intanto la stessa cosa era accaduta in un giardino in Inghilterra, ma io ricordo più volentieri il giardiniere fiorentino. Bene bene. Io lessi questa storia nel 1985 e trovai poi su Gardenia le foto, restai stupita! Era proprio quella rosa che cresceva lungo il muro della villa vicino a casa nostra? Immaginatemi: ero a Milano, a trovare la mia amica Fiorella, ed eravamo andate al Centro Botanico in Via dell'Orso, io come in pellegrinaggio, lì avevo comprato l'ultimo numero di Gardenia e lo stavo sfogliando: restai a bocca aperta e collegai tutti i fili mentalmente. Ripensai che la mia mamma mi aveva detto, passando davanti alla pianta fiorita: "Guarda un pò! Quella è la rosa che cresceva nel giardino della casa di Scarperia, dove sono nata!" Avevo bisogno di una conferma e chiesi ad signora giapponese, che lavorava lì. Lei non sapeva del mio lavorio mentale e mi guardò glaciale, forse si chiese se sapevo leggere, c'era scritto chiaro, mi ripeté i nomi sottolineandoli col dito. Se fosse stata più gentile le avrei raccontato del giardino della nonna, che era morta presto, quando i suoi bambini erano ancora piccoli, e che la mia mamma collegava alla rosa banksiae e alla sua effimera fioritura. Quando tornai a casa tagliai un rametto per fare una talea della rosa banksiae alboplena del muro della villa vicino casa. In pochi anni la rosa coprì la metà del cipresso su cui era appoggiata. Poi noi ce ne andammo da quella casa e la rosa morì. Morì insieme al susino che stava davanti alla porta di casa e forse insieme ad altre piante che non so, morì per mancanza di cure, o perché cambiò la mano che le accudiva, o ci fu un'estate troppo calda, o morì per il dispiacere di non vederci più vivere lì. Comunque avevo fatto altre talee della mia rosa, e la sua nipote, o meglio il suo clone, prospera, attraverso una figlia che vive nel giardino di un'amica, anche nel giardino di casa mia. La rosa banksiae, per tutte queste cose, appartiene anche a me ed è in ogni modo un gigante che va tenuto a bada, non è fatta per i giardini delle case a schiera, a meno che uno non la tenga continuamente potata, ma allora prenditi una rosa piccina, ce ne sono duemila sul mercato. Sarebbe come avere un elefante e tenerlo alla catena. Qualcuno lo fa, infatti a me il circo mi fa piangere fin da piccina. Le foto sono della banksiae lutea che ho adesso lungo la recinzione.