Una sassata sul naso : i quaderni di San Gersolè.

Smontando e rimontando la libreria , la scorsa estate, aveva ritrovato i due libri dei "Quaderni di San Gersolé", la scuola di campagna, vicino all'Impruneta , Firenze , dove insegnava la maestra Maria Maltoni . Ne avevo già parlato qui. I libri sono stampati nel 1963, io avevo 8 anni, il babbo li avrà comprati poco dopo. Li ripresi in mano quando le mie figlie erano piccole e raccontavo loro la storia di questa maestra molto brava. Un libro contiene disegni bellissimi , l'altro contiene dei testi scritti dai ragazzi che descrivono la loro vita per intero, come il lavoro fatto col babbo carbonaio, la vendemmia, le lotte fra cani ...Il primo racconto è questo che riporto qui di seguito: lo lessi alle bambine a voce alta , e ridevamo molto perché ha una comicità naturale. Vi aiuto a vedere la scena , perché molti rischiano di non immaginarla per niente , è poco descritta , mentre per me, che ho l'età di Franco, che racconta, non è difficile vedere un piccolo borgo di case addossate, in pietra , in mezzo ai campi coltivati, dove ci sono i babbi e le mamme a lavorare. Case povere e arredate al minimo con mobili fatti da un'artigiano che forse è il babbo di uno dei ragazzi che stanno insieme seduti contro il pagliaio. Il pagliaio . Non ci son più i pagliai , perché erano legati alle falci e al lavoro di mietitura manuale . La paglia veniva addossata ad un palo eretto in mezzo all'aia e tutto l'insieme assumeva la forma di un uovo a cui è stato levato via un pezzo. La paglia era consumata durante l'anno, serviva come strame per  tutte le bestie allevate per mangiare o per il latte , alla fine, in prossimità della battitura, il pagliaio era sparito c'era quasi solo il palo nudo. Intorno al pagliaio si viveva e si giocava , sotto e dentro si faceva una cuccia comoda e asciutta al cane da caccia o da guardia "can da pagliaio", appunto. Ecco la storia copiata pazientemente .

UNA SASSATA SUL NASO.

  Ieri sera io mi messi a sedere dietro il pagliaio, venne Oliviero e mi disse:
-Franco, stasera si fa le frittelle - e cominciò a fare il chiasso, salti, urli! da ultimo andò dietro il pagliaio , raccattò un sasso, lo tirò sopra il pagliaio. Di qua c'ero io, ero a diacere, il sasso passò di sopra il pagliaio e mi sentii arrivare la sassata proprio nel naso.
 Era un sasso grosso , aveva delle punte, se era girato con una punta dalla parte dell'occhio, mi accecava. Io, con le mani , mi tappai il viso dal dolore e cominciai a piangere. La Marisa e l'Anna si voltarono :
"I' che t'ha fatto , Franco?" Io seguitavo a piangere , e l'Anna:
"O t'un vedi, lo fa apposta?
"Sieh!...e m'ha tirato un sasso Oliviero..ohi ohi!...
Io mi levo le mani dal viso, le mani le avevo piene di sangue, il viso lo stesso e dal taglio sortiva molto sangue . A quella vista, Oliviero comincia a urlare, e quelle due erano lì, impalate, tutte impaurite. Viene fuori la loro nonna e domanda cos'avevo fatto, allora mi porta in casa sua e mi lava col vino, ma era lo stesso, giù sangue a tutt'andare, e quell'altro, sberci, come se fossi morto! Loro mi danno una pezzola, io ci tengo la pezzola bagnata all'occhio, ma il naso mi doleva da non poterne più; ogni pochino mi toccavo e sentivo che mi gonfiava, mi era diventato una pallottola.
La Marisa aveva portato Oliviero nel campo dalla sua mamma  e si sentiva che le raccontava tutto per filo e per segno, e Oliviero che seguitava a piangere . La mamma gli diceva : -Lo sai che i sassi non si devon tirare! E se lo coglievi in un occhio?- e giù sculaccioni !
Dopo, eccoti la Marisa.
 -Franco, vien qua,-mi ha guardato, poi ha detto : -speriamo che i sassi ora non li tirerà più perché ha visto quello che possono fare. Quando lo vedi con un sasso in mano, faglielo posare .-
-Lui non lo ha mica tirato apposta , ha tirato sul pagliaio e così mi ha colto.-
Oliviero era mogio mogio e io gli ho detto: -Non tirerai più i sassi, eh Oliviero?-
-No no- e lì a pensare con la testa bassa; se ne è pentito di certo e ora non lo farà più.
Io mi sono tenuto la pezzola al naso e sono andato in casa mia.
Quando mi ha visto la mia mamma , mi ha detto: -I' che t'ha fatto?
-Mi ha tirato una sassata Oliviero.-
-Perché? I' che tu gli avevi fatto?-
-Nulla, ero lì a diacere dietro il pagliaio, mi sono sentito arrivare una sassata nel naso, e ho avuto fortuna che non mi ha colto in un occhio.-
E' arrivato il mio babbo: -Franco, i' che tu hai fatto a Oliviero che piangeva?-
-Nulla , mi ha fatto male lui a me - e ho levato la pezzola dal viso. Quando mi ha visto quella marca , ha detto: -I' che t'ha fatto?-
-Una sassata , ecco i' che m'ha fatto!
- E perché ? Tu gli avrai fatto qualche cosa, sennò...-
-Ma stai zitto ! Tu te l'hai a far raccontare alla Marisa e all'Anna.-
A raccontare ogni cosa mi ci vorrebbe un libro. Appena mi vedeva qualcuno : -I' che t'ha fatto?- ma a molti dicevo -Vu' avete a domandarlo alla Marisa, c'era anche lei.-
E così mi spicciavo.