Premi finti, veri, specchietti per le allodole, la fiera della vanità

 Un anno fa circa avevo pubblicato un nuovo libro con un editore di Siena. Una fiaba per adulti e ragazzi che si intitola "SYM, il parassita",  che alcuni ricorderanno perché una prima stesura era comparsa sul blog anni fa. La segretaria dell'editore mi aveva segnalato un premio letterario, il San Domenichino, e avevo partecipato. Qualche mese fa mi era arrivata una mail, sempre dall'editore, che diceva che avevo vinto come "migliore edizione" a pari merito con un altro autore, per la loro casa editrice. La mail era entusiasta e mi invitava a partecipare alla premiazione il 7 settembre, però la formula non mi convinceva: premio per l'edizione? C'è bisogno di specificarlo? E perché la mail non era arrivata direttamente a me, ma tramite l'editore? Lì per lì, nell'entusiasmo del primo momento, l'ho detto a qualche amica lettrice. Poche persone, perché qualcosa non mi "sfagiolava" come si sarebbe detto in casa mia. "Non mi sfagiòla", dicevano i miei quando non erano convinti. Sono andata a cercare in rete l'elenco dei vincitori del premio (che trovate nel link qua sopra, chi fosse curioso) e ho facilmente scoperto che aveva vinto una scrittrice scandinava, poi un lungo elenco di altri premi del tutto secondari e alla fine il nome mio e dell'altro autore della nostra casa editrice, come migliore edizione. Non ancora contenta ho telefonato e ho parlato con un signore che mi ha chiarito definitivamente che non era un premio al mio testo, ma all'impaginazione, alla copertina e cose del genere. Poi in qualche modo per consolarmi: "Però signora se vuole un attestato lei viene qua e glielo faccio avere..."

La tentazione forte era di dirgli cosa ci poteva fare con l'attestato, ma ho ringraziato e finita lì. Cosa doveva attestare l'attestato? Che avevo partecipato e non avevo vinto niente? Ho poi detto alla segretaria dell'editore che a ritirare il premio doveva andarci lei perché era premiato il suo lavoro, che era stata molto brava e che io non sarei andata perchè non mi riguardava. Si era tutto risolto con un senso di frustrazione che non potevo ignorare e con l'imbarazzo di dover spiegare a quelle poche persone che si erano congratulate che avevo preso un abbaglio e non era vero niente. Abbaglio del tutto giustificato, secondo me, e durato poco, grazie alle mie ricerche.

L'8 settembre, sabato scorso, eravamo al lago in quella domenica apocalittica descritta qui quando arriva un messaggio del signore che fa da tramite con l'editore e mi passa un altro messaggio, questo dell'editore, in cui si chiede perché non sono andata a ritirare il premio. Chiarisco di nuovo che non sono andata perché il premio non era per me, ma per loro e ci dovevano andare loro. Dice che non è vero, rispondo che ho parlato con un signore del premio San Domenichino al telefono e è come dico io. Non è premiato il testo. Dice che è comunque un riconoscimento. Rispondo che a prendere riconoscimenti per un lavoro che non è mio non ci vado. Il giorno dopo chiedo se l'altro autore ci è andato. In risposta mi invia una foto con quest'uomo giovane in piedi davanti alla scritta "premio San Domenichino" con il suo libro in mano. Cosa ci farà con quella foto? Può dire che il libro è stato premiato ma non si può addentrare in spiegazioni altrimenti è chiaro che il premiato non è lui. Boh. 

Ho parlato di questa storia con la Carla Battistini che organizza in Valdarno un festival umanistico molto frequentato. Mi ha detto che questi premi secondari sono creati per invogliare le case editrici a partecipare, che si cerca comunque di dare un contentino a tutti. E altre cose che non scrivo per non crearmi altri problemi. 

Negli ultimi mesi faccio una trasmissione mensile o bisettimanale in una radio del Valdarno dove il sabato trasmette Mauro. Il contatto me l'ha trovato lui, ma se la Giulia, che conduce la trasmissione "Rumore" intorno alle tre del pomeriggio, non fosse così in gamba e simpatica non avrei fatto niente. Parlo con lei della faccenda. Mi dà il nome di un'altra editrice che ha conosciuto che le sembra seria, mi dice di vedere in rete i contatti. Vado a vedere e per prima cosa, prima di ragionare, prima di qualunque contatto, è richiesto di pagare 10 euro come quota associativa sennò non si parla neanche. Lascio a voi i commenti.

La Giulia mi dice che però potevo andarci a questa premiazione, di solito si conosce gente, si creano contatti. Ok, e se qualcuno mi avesse chiesto a che titolo ero lì, per cosa ero stata premiata, cosa avrei risposto: "Per la copertina del libro"? Sarò anziana, sarò calvinista, come mi diceva a volte Silvano Zoi, sarò rigida, ma certe cose non riesco né a farle né a capirle.  

L'episodio mi sembrava degno di un breve racconto. All'inizio mi ha irritato, mi sono sentita presa in giro (userei altre parole ma mi contengo), considerata un'anziana che si compiace a scrivere per "hobby", altra parola odiosa, e le basta farsi una foto su uno sfondo con il suo libro in mano per tornare a casa contenta. Non è così, purtroppo, tutte le cose mi sarebbero più facili. Mi sono trovata di nuovo a confrontarmi con frustrazione, aspettative deluse e forse ho reagito dando alla faccenda troppa importanza. A volte penso che nella vita sono stata sempre in ritardo o in anticipo, in anticipo con il negozio bio, "è troppo presto!", in ritardo con la realizzazione di certi sogni, e ora in ritardo di nuovo per essere letta. Pazienza, dai.